Avvenire, 10 aprile 2019
Record di piogge in Sicilia
Dighe piene ma insicure, scorte d’acqua raddoppiate, ma alcune zone agricole ugualmente in sofferenza. Una situazione meteo-climatica come quella di quest’anno in Sicilia non si era mai vista, eppure i trent’anni di assenza di manutenzione degli invasi rischiano di comprometterne l’utilizzo. A giudicare dall’ultimo report dell’Osservatorio delle acque della Regione Sicilia, le risorse permettono di affrontare la torrida estate senza minacciare razionamenti e rubinetti a secco, forti dei 627 milioni di metri cubi d’acqua registrati a marzo, contro i 306 dello stesso periodo del 2018, con un aumento del 105%.
Una buona notizia, che però viene subito smorzata dalla grave situazione infrastrutturale in cui si trovano le dighe siciliane e dalle conseguenze che i cambiamenti climatici, soprattutto le frequenti piogge torrenziali brevi e violente, stanno provocando nei terreni e negli alvei dei fiumi. «Abbiamo avuto un inverno sufficientemente piovoso, ma ciò ha provocato un ingresso di sedimenti, di fango all’interno degli invasi, con accumuli sul fondo, riducendo i volumi di acqua utile e intasando gli organi di scarico e di presa» avverte l’ingegnere Francesco Greco, dirigente responsabile del servizio Infrastrutture per le acque della Regione Sicilia, che gestisce 26 invasi. Un esempio: la furia delle piogge, che hanno avuto anche conseguenze tragiche all’inizio di novembre, ha fatto più che raddoppiare la portata d’acqua all’interno della diga Rosa- marina, che rappresenta una sorta di cassaforte delle riserve per l’intera provincia palermitana, ma anche innalzato il livello del fondo di 8 metri, causando un invecchiamento repentino.
Bisogna correre ai ripari, è urgente la manutenzione all’intero sistema idrico regionale. I fondi ci sono: 178 milioni di euro provenienti da quattro linee di finanziamento, che consentiranno di avviare la manutenzione in tutte le dighe, il collaudo di quelle che ne sono prive, consentendo di aumentare il volume accumulabile del 30-35%, ma anche il completamento della diga Pietrarossa, nella zona di Caltagirone. Lavori che dureranno parecchi anni, ma che devono essere avviati entro la fine del 2021; le gare per i servizi di ingegneria e progettazione sono già state pubblicate.
La situazione idrica della Sicilia è sempre statacaratterizzata da paradossi e quest’anno non fa eccezione. Per motivi di sicurezza, per esempio, da diverse settimane sono in corso le operazioni di scariconei fiumi delle acque della diga Pozzillo nell’Ennese,come denunciano i vertici della Cia Sicilia. L’assessoreregionale alle Acque e rifiuti, Alberto Pierobon, assicura che c’è un finanziamento da circa 15 milioni di euro in favore di Enel, che è il gestore, per
lo sfangamento e il ripristino dello scarico di fondo. «Eseguiti i lavori – spiega Pierobon –, la diga potrà tornare a contenere livelli più alti senza dover buttare via acqua per problemi di sicurezza».
In più, i cambiamenti climatici che spingono la Sicilia verso il sub-tropicale, con forti precipitazioni in poco tempo, stanno provocando erosione e dissesti. L’Auto-rità di bacino, istituita da un anno dalla Regione, dovrà intervenire nella lotta alla desertificazione. Le conseguenze di queste modifiche del clima e delle stagioni ha forti conseguenze sull’agricoltura. Lo sottolinea Andrea Passanisi, presidente della Coldiretti di Catania: «Da agosto scorso abbiamo avuto una quantità di piogge impressionante, che ci lascia tranquilli per le scorte d’acqua, ma che ha causato danni enormi nella Piana di Catania per via delle esondazioni. Le forti escursioni termiche nella stessa giornata, poi, creano uno stato di stress alle piante». Situazione opposta nella provincia di Agrigento, dove ai nubifragi di novembre e dicembre è seguito un lungo periodo di siccità. «In molte aree seminate si vede ancora il terreno e tra un mese, invece, dovrebbe cominciare la mietitura dei foraggi – lancia l’allarme Ignazio Gibiino, presidente di Coldiretti Agrigento – Per i seminativi è un’annatapessima».