il Fatto Quotidiano, 10 aprile 2019
Intervista a Fabrizio Moro
Scatoloni e chitarre. E di nuovo cambio casa, cantava qualcuno. Anche per Fabrizio Moro è tempo di un altro trasloco, e proprio nei giorni in cui esce il suo disco più maturo, quel Figli di nessuno che ne certifica la compiutezza artistica, tra rock poderosi dal suono quasi live e ballate struggenti, con echi del cantautorato storico, da Vasco a Rino Gaetano passando per Bennato.
Stanco?
Lo ero di più dopo Sanremo e quel tour. Mi dicevo: e ora dove trovo le forze per un nuovo disco? Ma non potevo sfuggire da me stesso. Questo album è uscito fuori in poche settimane di creatività, anche se ho potuto concedermi mesi di autoproduzione in studio. Un disco benedetto. Qualcuno mi ha messo la mano sulla testa, non so se Dio o chi. Nel momento più complicato la fede nella vita mi ha salvato. Ho bisogno di credere è nata così, quasi su due piedi.
Gliene sono accadute di cose, in questi due anni.
Non mi è mai capitato di piangere così spesso riascoltando la mia musica. E io non ho mai versato lacrime facili. È stata una liberazione.
C’è quel pezzo spaccacuore che dedica a suo figlio Libero, “Filo d’erba”.
Niente logora di più un uomo come vedere il fallimento tuo e della tua compagna riflesso negli occhi di un figlio. Avresti dato tutto per proteggerlo, invece i tuoi errori ricadranno per sempre sulle sue spalle. Però prendi coscienza che così è la vita. Qui dico a Libero che davanti a tutta questa merda lui non deve avere paura. Crescere è la cosa più complicata, da bambino o da adulto, ma dobbiamo affrontarla. Me lo immagino quando da grande ascolterà la canzone.
Ne ha già avuto modo?
Non ancora, ma il disco esce venerdì. Accadrà. La cosa un po’ mi spaventa.
“Filo d’erba” è il secondo brano, ma nel primo, “Figli di nessuno”, il ragazzo che cresce è lei. Con rabbia, cazzate, colpi presi e l’orgoglio di avercela fatta. In due pezzi, un passaggio di testimone.
So che anche Libero potrebbe sbagliare, e ai suoi occhi non sarò mai un modello di genitore infallibile. Ma da padre devo metterlo in guardia. Lui e sua sorella Anita.
Non sembrano esserci canzoni d’amore per una donna, nell’album.
I figli sono il mio punto di forza. Dopo la separazione dalla loro mamma non ho avuto storie travolgenti. Non sono innamorato, ho bisogno di restare solo ancora a lungo. Se canto l’amore lo faccio in astratto, o ripenso a qualche fidanzatina dell’adolescenza.
Ci sono due ragazzini che si scelgono in “Me ‘nnamoravo de te”, ma la protagonista del brano è l’Italia degli ultimi trent’anni, con omaggio a Peppino Impastato.
Mi aveva ispirato, tra le altre cose, il film di Pif, La mafia uccide solo d’estate. I veri eroi sono quelli: Falcone, Borsellino. Ma cito anche Pertini, Pasolini, Berlinguer. Personaggi da rispettare anche se non ne condividi l’appartenenza politica. Impastato è quello dei cento passi di distanza tra casa sua e quella del boss Badalamenti, che ridicolizzava in radio. Peppino sapeva che prima o poi sarebbe stato ucciso. Ma il suo coraggio è stato più forte della paura. Come per Rocky.
Rocky Balboa?
Il paragone suonerà bizzarro. Ma il punto è il coraggio. Dobbiamo imparare a vincere le nostre paure. Io ne ho tante: di fare concerti in uno stadio vuoto, o pubblicare un disco che non piacerà. Poi mi ricordo di Rocky che va in Russia a farsi massacrare da Ivan Drago. O di Impastato. O di Ronaldo. Vedo mio figlio che gioca a pallone e gli dico: imita CR7. Non la tecnica, guarda gli occhi, sono da tigre.
Chi è il “pezzo di fango” che attacca in “Figli di nessuno”?
Chi giudica senza conoscere la storia di un individuo. Quelli che seminano odio al vento su Internet. I politici di oggi. I cattivi modelli dello spettacolo o dello sport. Gli influencer che sobillano i ragazzi.
Come salvarli?
Spetta a noi genitori. Milioni di giovani che idolatrano figure senza arte né parte, certi trapper come la Dark Polo Gang. Esaltano la droga senza neppure sapere di cosa parlano. Tra pochi anni nessuno si ricorderà di loro, ma intanto sono opinion leader. E guarda che combinano.
Ci sono anche modelli positivi, per fortuna. Viste le novità sul caso Cucchi?
A proposito di eroi. Ilaria. Non ha mollato per dieci anni, ed è riuscita a fare luce nel buio. Adesso anche i carabinieri tirano su le tapparelle. Ma quante umiliazioni ha dovuto subire questa donna per far scoprire l’orrore? E c’è voluto il film con Borghi, perché di Stefano parlasse tutto il mondo. Ecco cosa possono fare il cinema o una canzone, quando metti il cuore al servizio della verità.