Il Sole 24 Ore, 10 aprile 2019
Saudi Aramco, il bond dei record
Niente Borsa per ora, ma Saudi Aramco ha comunque messo a segno un debutto da record sui mercati internazionali: il primo bond del colosso petrolifero saudita ha raccolto ordini per oltre 100 miliardi di dollari, quasi dieci volte il valore dell’emissione, che alla fine è stato alzato da 10 a 12 miliardi.
La sete di rendimenti è forte, soprattutto oggi che si stanno di nuovo moltiplicando le obbligazioni a tasso negativo. Tuttavia nessuno nella storia degli emergenti aveva mai riscosso tanto successo, nemmeno se si allarga lo sguardo ai titoli di Stato, e persino sui mercati occidentali i precedenti si contano sulle dita di una mano: l’ultimo caso di obbligazioni corporate con richieste per oltre 100 miliardi risale a un anno fa negli Usa, quando il gruppo farmaceutico CVS Health raccoglieva fondi per l’acquisto delle assicurazioni Aetna. L’asticella era stata superata in precedenza anche da Verizon Communication nel 2013 e dal re della birra Anheuser-Busch InBev nel 2016, all’epoca della scalata a SABMiller.
Il successo di Saudi Aramco è stato tale da abbassare il rendimento dei suoi bond al di sotto di quello del debito sovrano saudita, altro evento molto raro: lo spread sul decennale Usa, a seconda delle scadenze di bond (da tre a trent’anni) è tra 55 e 155 basis point.
Per l’Arabia Saudita l’operazione di ieri segna l’uscita definitiva dal purgatorio in cui gli investitori stranieri l’avevano relegata (molto brevemente, a dire il vero) dopo l’omicidio del giornalista Jamal Kashoggi, lo scorso ottobre. All’epoca i banchieri di Wall Street avevano boicottato la «Davos del deserto», convegno che la casa reale saudita voleva usare come passerella per la comunità finanziaria internazionale. La settimana scorsa si sarebbe mosso di persona Jamie Dimon, ceo di JPMorgan Chase, per perorare i bond di Saudi Aramco alla tappa newyorkese del roadshow.
Molti altri big del credito si sono ritagliati un ruolo nell’operazione. Dell’emissione si sono occupati anche JpMorgan, Goldman Sachs, Hsbc, Citigroup e National Commerce Bank. Come financial adviser è invece stata scelta Lazard. Per tutti era importante rinsaldare le relazioni con Riad, che a questo punto potrebbe anche convincersi a riaprire in anticipo il dossier della quotazione in Borsa di Saudi Aramco. L’Ipo è ufficialmente rinviata dal 2018 al 2021 e nel frattempo, per finanziare i piani di diversificazione dell’economia, i sauditi hanno messo in atto un «piano B»: Aramco ha rilevato il 70% di Sabic dal fondo sovrano per 69,1 miliardi di $, accedendo per la prima volta al mercato dei capitali (anche se i suoi dirigenti negano che il bond di ieri serva per pagare Sabic).
Molti analisti hanno giudicato troppo ambiziose le mire del principe saudita Mohammed bin Salman, che sperava di raccogliere 100 miliardi di dollari collocando in Borsa il 5% di Saudi Aramco (arrivando così a una valutazione complessiva di 2mila miliardi). Le prenotazioni di un bond rappresentano un interesse virtuale, perché è pratica comune inserire ordini multipli. Ma il fatto che l’order book abbia addirittura superato la fatidica cifra dei 100 miliardi di certo avrà un peso a Riad.