Il Sole 24 Ore, 10 aprile 2019
La casa del Dash è diventata hub europeo
Pomezia (Roma)
La gigantesca torre per la produzione di polvere la vedevi fino dalla strada ma ora non c’è più, è stata abbattuta e la produzione è stata interamente orientata sul detersivo liquido. Qui, in piena campagna pontina, la Procter&Gamble ha iniziato a produrre a metà degli anni Sessanta il sapone Camay e lo Spic&Span. Poi il sito romano si è trasformato nella “casa” del Dash e la torre, praticamente un palazzo da dieci piani, era diventato quasi un tratto distintivo della comunità, legata alla “fabbrica della polvere”. Ora lo skyline è cambiato e anche Pomezia – dove oggi lavorano circa 400 persone su un totale di 1.500 in tutta Italia tra la sede direzionale di Roma e l’altro stabilimento produttivo a Gattatico, in provincia di Reggio Emilia – ha cambiato pelle, con una nuova mission che mixa automazione e logistica, a valle di una stagione di investimenti in innovazione (qualche decina di milioni), avviata nel 2015. Scelte che confermano la flessibilità di questo sito, capace di assecondare i cambiamenti di un mercato in forte espansione e fortemente ricettivo.
«L’anno scorso abbiamo guidato più del 90% della crescita del largo consumo in Italia – spiega Franco Giannicchi, amministratore delegato di P&G sud Europa -. Questo significa, in pratica, che la quasi totalità dello sviluppo del settore nell’ultimo anno è stato merito nostro. Un risultato che abbiamo raggiunto sia creando categorie nuove di prodotto, sia lavorando sui processi. E Pomezia è un po’ la sintesi di tutto questo».
Il momento d’oro di P&G (proprio in questi giorni ha raggiunto in Borsa il massimo storico di capitalizzazione) ha ricadute positive anche sull’Italia, che è considerato dai vertici globali uno dei dieci mercati mondiali da valorizzare, e dove oggi la multinazionale genera ricavi per circa un miliardo, su un totale di 66,8 miliardi di dollari nel mondo. A Pomezia la nuova linea, “best in class” nell’universo P&G,è in grado di produrre fino a 50mila casse (che comprendono più flaconi di detersivo) al giorno, lavora su tre turni, cinque giorni a settimana (ma si arriva anche a sei e addirittura sette nei periodi di picco) ed è in grado di adattarsi velocemente alle esigenze della grande distribuzione, cambiando il tipo di packaging in otto minuti («prima era tutta un’altra cosa, capitava anche di usare il piede di porco per fare i cambi sulla vecchia linea» spiegano in produzione). L’attenzione alla qualità del prodotto è simile a quello dell’industria alimentare, con i (pochi) operai sulle linee che sovraintendono al flusso di produzione indossando camice e cuffiette, per evitare che le impurità alterino le proprietà detergenti del prezioso liquido profumato (ottenuto mescolando un centinaio di ingredienti, alcuni comuni e altri coperti da brevetto), spinto nei flaconi a ciclo continuo. I controlli vengono tutti gestiti in linea, con l’ausilio di telecamere e bilance.
Ma non c’è solo l’investimento nell’automazione produttiva. La vecchia casa del Dash – Pomezia conserva comunque ancora un contributo determinante nella produzione del detersivo in polvere visto che ogni fustino prodotto e venduto nel mondo contiene almeno un elemento prodotto qua a Pomezia – oggi è qualcosa di radicalmente diverso rispetto al passato: non più solo fabbrica di detersivi (oggi liquidi) ma centro logistico italiano per tutte le categorie di prodotti P&G, e soprattutto hub europeo con il più alto tasso di spedizione di detersivi sui mercati del Medio Oriente e dell’Africa. La rivoluzione di Pomezia ha richiesto un cambio di approccio e di mentalità da parte di tutti, a partire dagli addetti alla produzione, che in buona parte sono passati dalla linea polvere alla logistica, sviluppando, grazie a un piano di formazione mirato, nuove competenze legate in generale al governo dei flussi in esportazione, oltre che alla gestione dei software che governano l’hub. «Prima il 95% della produzione era destinata all’Italia, ora il 50% va all’estero», spiegano i responsabili del magazzino. L’hub è in gran parte automatizzato, in collegamento diretto, via tunnel su speciali vagoncini monorotaia, con la produzione: ogni vagoncino preleva il pallet dal fondo della linea di produzione e lo porta al magazzino, per poi prelevarlo all’occorrenza e depositarlo sul camion, in autonomia. Nel nuovo magazzino, che può ospitare oggi il 40% in più di posti pallet, le diverse categorie di prodotto possono essere anche “manipolate” e proposte con soluzioni diverse (bipacco, cassa mista, espositore) a seconda delle esigenze del mercato. Una scelta che ha permesso di estendere ulteriormente le potenzialità di Pomezia. «Siamo passati – sintetizza Michele Ederone, direttore di stabilimento – da un impianto italiano a uno globale. Abbiamo aumentato del 25% i volumi di detersivo spedito. E ci sono margini di espansione, anche se la logistica del territorio non aiuta: qui non c’è il problema dell’ultimo miglio, ma del primo miglio. Abbiamo comunque aperto un dialogo con la città metropolitana».