Corriere della Sera, 10 aprile 2019
Il risveglio dell’oro
Le previsioni sono al rialzo. E secondo Joe Foster, portfolio manager di VanEck, uno degli uomini più influenti nell’industria dell’oro, potrebbe addirittura arrivare a 2 mila dollari l’oncia tra qualche anno.
Che l’oro sia un bene rifugio è cosa nota. Ma ora, secondo il World Gold Council, sta diventando davvero «mainstream». «Dal 2001 – ha spiegato l’associazione industriale delle principali aziende minerarie aurifere – la domanda di investimenti per l’oro a livello mondiale è cresciuta, in media, del 15% l’anno. Ciò è stato in parte determinato dall’avvento di nuovi modi di accesso al mercato, come gli ETF, ma anche dall’espansione della classe media in Asia e da una rinnovata attenzione sull’efficace gestione dei rischi dopo la crisi finanziaria del 2008-2009 negli Stati Uniti e in Europa».
Le quotazioni dell’oro sono quanto mai attuali per gli investitori istituzionali. E ieri, dopo l’annuncio del presidente Usa Donald Trump su nuovi dazi alla Ue, il lingotto è salito fino a superare i 1.300 dollari l’oncia (1.304 dollari). «Con un’economia debole e alti livelli di indebitamento – ha spiegato VanEck al Sole 24 Ore – anche per le imprese, gli investitori cominciano a innervosirsi e questo potrebbe portare l’oro ad uscire dal range in cui è rimasto negli ultimi cinque anni: se si innesca questo tipo di dinamica potremmo arrivare a 1.400, forse 1.500 dollari l’oncia entro fine anno».