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 2019  aprile 10 Mercoledì calendario

La carica dei 100 mila navigator

«Qui in Anpal la situazione è completamente fuori controllo. A pochi giorni dall’erogazione del reddito di cittadinanza manca tutto, dai meccanismi di controllo sui requisiti dei richiedenti fino al software che “matcha” (fa combaciare i dati, ndr) i disoccupati con le aziende che sono alla ricerca di lavoratori. Senza considerare la guerra senza quartiere tra il presidente, espresso dai M5S, e il direttore generale, che viene dai governi precedenti. È un disastro. Finiremo per erogare il reddito senza aver fatto i dovuti controlli. E solo nei casi in cui ci sia un funzionario pronto a prendersi in prima persona la responsabilità di farlo. Altrimenti…».
Forse la sigla, Anpal, non è entrata ancora nell’immaginario di tutti. Nel senso che la maggioranza degli italiani, sentendo la parola Anpal – che sta per Agenzia Nazionale Politiche Attive Lavoro – fatica a individuare con precisione di che cosa si tratti. Quello di cui si occupa l’Anpal, però, lo sanno anche i muri. Perché è il motore della misura economica più rivoluzionaria del governo gialloverde. E cioè il reddito di cittadinanza. 
Ecco, a pochi giorni dall’erogazione dei primi versamenti dello Stato ai richiedenti, la macchina burocratica si trova a un punto morto e non sa come andare avanti. Diverse fonti interne ad Anpal raccontano di una situazione, appunto, «completamente fuori controllo». Talmente «fuori controllo» che sull’erogazione del reddito, ora, si addensano più nubi che altro. 
Tolte le coperture, manca tutto. E quello che c’è, a dispetto dalle comunicazioni ufficiali delle forze politiche, a cominciare dal M5S, non funziona oppure non funziona come dovrebbe. Il legame tra la concessione del sussidio e le politiche attive – il punto di mediazione che ha consentito alla Lega di digerire la misura bandiera degli alleati, perché dà la possibilità a Salvini e compagnia di raccontarla alla luce di una riduzione della disoccupazione – al momento è saltato. Per quanto nel decreto sblocca cantieri si sia individuata la strada per affidare senza gara la programmazione di un software che metta in relazione disoccupati e aziende (i famosi tre lavori rifiutati i quali si perde il reddito), il «programmone» non c’è ancora. Saltato questo filo, salta per ora la possibilità di legare il richiedente a un futuro lavoro. Quello che diversi funzionari hanno raccontato al gabinetto del ministro Di Maio lo spiega più di mille dettagli tecnici. «Se non ci fossero le elezioni europee, ci sarebbe da prendersi un tempo supplementare e rinviare la prima erogazione a quando avremo tutto pronto». La replica, informale, è stata scontata. Il sussidio verrà erogato.
E i navigator, che avrebbero dovuto accompagnare i neo-titolari del reddito alla ricerca di un lavoro? Il cosiddetto «decretone» ha trovato i soldi e li ha «piazzati» al comma 3 dell’articolo 12. «Nel limite di 90 milioni per l’anno 2019, di 130 milioni per il 2020, di 50 milioni per il 2021». Ma i navigator, si legge nello stesso comma, potranno «svolgere azioni di assistenza tecnica alle regioni e alle province autonome». Tradotto: lavorando per gli enti locali e non per lo Stato, potranno offrire «assistenza tecnica» ma nulla che abbia a che vedere col contatto diretto col disoccupato alla ricerca di lavoro. Per i tremila posti previsti in tutta Italia, è notizia di ieri, si sono presentati 100mila candidati, con la Fiera di Roma unica partecipante al secondo bando di gara per la ricerca di una location. Alle condizioni date, i tremila che supereranno il concorso avranno sì un lavoro. Ma non potranno dare direttamente una mano a cercarne uno.
Se la giostra infernale non viene fermata, in totale assenza di ogni possibilità di controllo e di ogni tipo di legame con le politiche attive, il sussidio partirà comunque e sarà attivato sulle card «salvo verifica». Lo Stato darà senza verificare, insomma. Il rischio che di fronte alla Corte dei Conti ogni funzionario possa essere responsabile in solido (col richiedente senza requisiti) per ogni sussidio che non supera la verifica è altissimo e fa già tremare le vene ai polsi a tanti, dentro e fuori l’Anpal. 
Soprattutto dentro, dove tutto questo è un po’ padre e un po’ figlio della guerra senza quartiere tra il presidente Domenico Parisi (area M5S) e il dg Salvatore Pirrone, che la Lega pretende di sostituire con Gianni Bocchieri, dg Istruzione, formazione e lavoro della Regione Lombardia. Ma questa guerra, adesso, è solo la punta di un iceberg. Oltre c’è l’iceberg. Ed è grande, molto grande.