la Repubblica, 10 aprile 2019
Il triumvirato di Tripoli
La colonna blindata del ministro dell’Interno viaggia come un esercito in formazione, le autoblindo proteggono le Toyota corazzate con il ministro e i suoi generali. Si incrocia con il corteo del vicepresidente Ahmed Maitig, ormai anche lui è seguito da 90 uomini di scorta, un battaglione. Si spostano verso una delle sedi in cui è stato trasferito il presidente della Libia Fayez Serraj. Tre uomini al comando. Tre uomini che hanno nelle loro mani non solo la difesa di Tripoli, ma il destino della nuova guerra civile di Libia. Prima di partire, Bishaga parla a voce bassa: «Sì, lo so benissimo, qui in Libia può scoppiare una nuova guerra di Siria. Con i paesi del mondo e i paesi arabi rivali che vengono a combattersi fra di loro, qui da noi, sfruttando le nostre rivalità».
Fathi è il ministro dell’Interno di Tripoli. È l’ultimo arrivato a formare questo” triumvirato” che da mercoledì notte di fatto governa Tripoli. Con lui nel triangolo ci sono innanzitutto il presidente Fayez Serraj, il capo del “Consiglio presidenziale”, la presidenza collettiva nata dagli accordi Onu. E poi il primo vicepresidente, Ahmed Maitig, il leader che è già stato primo ministro per pochi mesi dopo la rivoluzione e adesso è il numero due del Consiglio con la delega all’economia.
Fathi Bishaga è l’ultimo arrivato, è stato nominato ministro dell’Interno di recente, in un rimpasto in cui il suo nome è stato spinto con forza dall’inviato dell’Onu Ghassan Salamè e dalla sua “numero 2”, la diplomatica americana Stephanie Williams. Bishaga è un ex pilota da caccia di Misurata, diventato importatore di penumatici e poi titolare di altri piccoli business nella città che è il cuore commerciale e industriale della Libia. Dalla rivoluzione si è impegnato in politica, è diventato deputato, ha coltivato giorno per giorno la crescita di Misurata. Quando nel 2016 l’ospedale militare italiano è arrivato a Misurata per curare i feriti della battaglia di Sirte contro l’Isis, Bishaga è stato in prima linea. Ha coordinato il lavoro dei medici italiani con quello degli ospedali libici, he seguito le famiglie dei feriti. Ma poi ha mediato fra i vari capi politici della città, fra i capi delle milizie. Ha negoziato con il potere di Tripoli, con le altre città.
«L’esperienza che ha fatto lavorando alla creazione della coalizione Bunian Al Marsus contro l’Isis, adesso è molto preziosa», dice una fonte italiana che ha trattato con lui personalmente in questi anni: «Sa cosa significa coordinare il lavoro di generali, di capi milizia, di capi politici. Sa quali sono le necessità logistiche, sa che bisogna lavorare ai piani militari».
Bishaga 15 giorni fa era a Roma, in un hotel di Via Veneto ragionava sulle difficoltà ma anche sulla necessità di trattare con Haftar, per unire la Libia e le sue forze armate. Adesso prepara la guerra. Con lui innanzitutto Fayez Serraj: è un architetto di 58 anni, sopravvissuto al regime di Gheddafi lavorandonell’azienda di famiglia, si occupavano di prodotti per l’edilizia. Dopo la rivoluzione è stato per pochi mesi ministro e il 17 dicembre del 2017 con la benedizione dell’allora inviato Onu Bernardino Leon è stato nominato presidente del Consiglio. Da allora è molto cresciuto politicamente, si è consolidato nel gioco di equilibrio fra tutti i rivali islamici ( Egitto, Arabia Saudita ed Emirati da una parte, Qatar e Turchia dall’altra).
Ahmed Maitig, il 47enne vicepresidente, è un uomo d’affari di Misurata con interessi nell’edilizia, nelle costruzioni, nel commercio. Ha una famiglia allargata solida, di cui fa parte anche lo zio Abdurrahman Sweili, che è stato presidente del Consiglio di Stato, il “senato” di Tripoli. Maitig ha studiato economia a Parma e poi a Londra, ha costruito un rapporto diretto prima con Marco Minniti e adesso con Giuseppe Conte e Matteo Salvini ( parla benissimo italiano). Con Bishaga c’era una rivalità naturale che in queste ore di guerra è stata praticamente cancellata.
Ieri pomeriggio, dopo aver sentito Serraj, l’inviato Onu Salamè ha rinviato la conferenza Onu del 14 aprile. I triumviri nella nottata hanno avuto un’ennesima riunione: presto potrebbe partire la controffensiva militare di Tripoli all’attacco di Khalifa Haftar. Il nuovo giro della guerra di Libia.