Corriere della Sera, 1 aprile 2019
La rivoluzione cubanana teatro
Da quasi vent’anni esplorano e girano il mondo con il loro teatro documentario. Helgard Haug (1969), Stefan Kaegi (1972) e Daniel Wetzel (1969), alias i Rimini Protokoll (ma il nome non fa riferimento al protocollo del 2003 sulla riduzione dei consumi del petrolio), sono un collettivo tedesco di autori-registi, Leone d’Argento alla Biennale Teatro 2011.
I loro progetti prendono il via da un tema reale che viene sviluppato attraverso un minuzioso processo esplorativo e coniugato poi con l’idea di «finzione». In Nachless (Ubu 2018 come migliore spettacolo straniero) era la morte; in Remote X i big data; in Black Tie gli elementi che determinano l’identità.
In Granma. Metales de Cuba, creazione in prima nazionale il 10 e 11 aprile all’Arena del Sole di Bologna, è l’indagine su Cuba a sessant’anni dalla rivoluzione. «Una rivoluzione le cui utopie continuano ad attirare turisti da tutto il mondo – osserva Kaegi —, ma di cui poco rimane. Il concerto dei Rolling Stones, la visita di Obama, Chanel che sfila tra le rovine dell’Avana: dalla morte di Fidel Castro, Cuba è cambiata. Quale sarà la fine del viaggio? Granma prova a documentare e prevedere sismograficamente il nuovo orientamento della rivoluzione invitando sul palco le giovani generazioni e dando loro il potere di riscrivere e rileggere la propria storia».
Le voci sono quelle di Daniele, 36 anni, matematico e film maker: suo nonno, Faustino Pérez, è stato uno dei compagni di Fidel Castro più fedeli, nel 1965 si è occupato dell’organizzazione della nave «Granma» che trasportava i rivoluzionari dal Messico a Cuba. Dopo la vittoria, è diventato primo ministro per la nazionalizzazione della proprietà. Con lui, sul palco, c’è Christián, programmatore informatico, 24 anni: ripercorre la storia di suo nonno, pilota in Angola durante la guerra civile. E Milagros, studentessa di storia che si interroga sulle contraddizioni che la rivoluzione ha portato con sé. Infine i tromboni dell’Avana, con Diana, musicista: suo nonno è stato uno dei fondatori dell’Orquesta Maravillas de Florida. Insieme, questi giovani intraprendono un viaggio nelle storie delle loro famiglie, intrecciando il racconto con le domande sul futuro sociopolitico di un Paese in rapida evoluzione. Il cui domani è ancora tutto da scrivere.