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 2019  aprile 09 Martedì calendario

«Nella ex Ilva 3.750 tonnellate d’amianto»

“Ci sono ancora 3.750 tonnellate di amianto nella ex Ilva, ora ArcelorMittal: circa il 95%, ha matrice friabile”. Lo scrivono i due segretari provinciali di Fiom-Cgil ai Ministri Di Maio, Costa e Grillo. La notizia è arrivata ieri, nel giorno in cui scadeva l’ultimatum del sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci, alla Asl per la consegna dei dati sanitari, ancora riservati, e all’Arpa per i dati sull’inquinamento. Sindaco che si era detto pronto a decretare il fermo degli impianti qualora l’Arpa avesse confermato che i dati sull’inquinamento, pur rientrando nei limiti di legge, non garantiscano, la salute pubblica. I due segretari sindacali, Francesco Brigati e Giuseppe Romano, denunciano anche di aver sollecitato invano ArcelorMittal di comunicare”la mappatura, il piano di bonifica, il cronoprogramma, le caratteristiche degli eventuali prodotti contenenti amianto”. Il 2023, termine fissato dal dpcm (decreto del presidente dei ministri) del 29 settembre del 2017, per lo smaltimento e le bonifiche dell’amianto presente all’interno dell’ex Ilva, è “eccessivo”, continuano Fiom e Cgil che auspicano che la nuova “commissione amianto” istituita dal Ministro Costa e presieduta dall’ex procuratore capo di Torino, Raffaele Guariniello “intervenga, al più presto”. L’amianto ha già causato la morte, per mesotelioma pleurico, di diversi operai dell’Italsider, poi Ilva. Operai che, come si legge nella motivazione della sentenza del maggio 2014 che ha portato alla condanna per omicidio colposo e disastro ambientale di 27 dirigenti fra cui il vicepresidente, Fabio Riva, “si sarebbero potuti salvare se fossero stati sottoposti a controlli tempestivi”. Ma purtroppo – si legge nella sentenza – “la politica aziendale è sempre stata impostata al raggiungimento del massimo profitto anche a costo della salute degli operai”. L’Ilva è stata venduta ad ArcelorMittal ma l’amianto è ancora tutto lì a minacciare la salute degli operai.