ItaliaOggi, 9 aprile 2019
Germania: boom di posti di lavoro
La macchina tedesca rallenta dopo dieci anni sempre in crescita, alcune imprese riducono il personale, diminuiscono gli ordini dall’estero, eppure ai tedeschi continua ad andare bene come non mai dalla riunificazione (ottobre 1990). Le Cassandre, soprattutto all’estero, continuano a lanciare gridi d’allarme, la crisi sarebbe dietro l’angolo. Il vecchio saggio Hemingway ammoniva che un politico deve sempre essere ottimista, e un giornalista vedere nero per mestiere. Quindi, la crisi arriverà prima o poi, ma certamente non domani.«Stellenstreichungen? Na und!», intitola la Frankfurter Allgemeine, tagli occupazionali? E allora? La Volkswagen taglia settemila posti, la Leoni (componentistica per auto) duemila, la Bmw prevede a sua volta una riduzione dei dipendenti, ma nonostante tutto, i disoccupati continuano a diminuire. Erano saliti leggermente lo scorso trimestre, ma avviene sempre in inverno. Quel che conta è il confronto con l’anno scorso: a fine marzo erano 2 milioni e 301 mila contro i 2 milioni e 550 mila del 2018, i 2 milioni 730 mila del 2017, e quasi tre milioni di tre anni fa. Il tasso di disoccupazione è al 5,1%, con un calo dello 0,4%, nella vecchia Ddr il calo (0,7%) è quasi il doppio rispetto all’Ovest. I disoccupati all’Est sono 568 mila contro il milione e 780 mila all’Ovest, il 6,7% contro il 4,7%. I disoccupati giovani (fino ai 25 anni) sono 204 mila, mentre i disoccupati a lungo termine 746 mila, sono quelli senza una specializzazione o molto specializzati che difficilmente trovano un nuovo posto al loro livello di preparazione. Comunque, sono 98mila in meno rispetto all’anno scorso. E l’ultimo numero di Der Spiegel riporta il dato più interessante: la metà dei disoccupati ha origini straniere, arrivati da poco o con una lunga storia di emigrazione.
Gli occupati non sono mai stati così tanti dalla fine della guerra, 44 milioni e 822 mila, oltre il 50% della popolazione, 482 mila in più rispetto al 2018. Salgono di conseguenza le entrate del fisco senza aumentare le aliquote. Il governo può stanziare più aiuti e programmare investimenti, ed è vitale per la Große Koalition alla vigilia delle elezioni europee in maggio, e tre voti regionali in autunno nella ex Germania Est.
Il pil aumenta più lentamente del previsto, ma siamo a livelli altissimi, e il dato che conta è che i posti vacanti continuano a salire, quasi il quadruplo rispetto a dieci anni fa, 797 mila per l’esattezza contro poco più di 200 mila. È questo il problema più serio per le imprese, non si trovano lavoratori qualificati, ben pochi dei profughi che qui giustamente non chiamano immigrati, riescono a svolgere un lavoro in una fabbrica moderna.
Le statistiche non tengono conto di quanti ricevono l’Hartz IV, l’assegno sociale, pari al minimo vitale (416 euro al mese più all’alloggio). Sono circa 6 milioni, ma poco meno di un terzo sono bambini, 1 milione e 700 mila non sono in grado di svolgere alcun lavoro, neppure il più semplice, e non parlano tedesco, cioè sono profughi, che dopo un certo periodo di permanenza ricevono gli aiuti sociali come i tedeschi. Si cerca di insegnare loro un mestiere e la lingua, ma con scarso successo.