Libero, 9 aprile 2019
Le donne non sono sotto attacco
Le donne sarebbero sotto attacco. Lo sostiene per prima la nota collega Natalia Aspesi, nella rubrica “Questioni di cuore” sul venerdì di Repubblica, rivolta a un lettore che cita per l’ennesima volta la storia del telecronista che ha offeso un arbitro donna. Aspesi dice che lo stadio è rimasto l’ultimo tempio davvero maschile, dove il maschio esprime la sua primordialità, la sua guerra. E conclude dicendo che questo «è un momento particolare, che ovviamente passerà. Ma nella frustrazione generale, le donne stanno tornando ad essere un fastidio, una usurpazione di diritti. Si guardi attorno, la guerra contro le donne è ricominciata, e non solo negli stadi». Ma dove, cara Natalia? Non vedo attacchi se non da parte di qualche cretino tipo il commentatore di cui sopra, e diceva il proverbio della nonna che una rondine non fa primavera. Fatti salvi i sacrosanti diritti fondamentali di parità, oserei dire che le donne oggi vanno dove vogliono: si sposano come pare loro, divorziano, si risposano, fanno figli se credono anche senza lasciare spazio ai padri. Possono scegliere se puntare sulla famiglia, la carriera, o fare il pieno, voglio tutto, datemelo. La seconda notizia mi ha lasciata annichilita, deriva dai risultati dell’indagine condotta nel mondo dei media dalla Federazione Nazionale della Stampa, con l’ausilio della Commissione Pari Opportunità e della curatrice Linda Laura Sabbadini, esperta di statistiche ad alto livello. Secondo questa indagine, l’85% di giornaliste che lavorano come dipendenti dei media (quotidiani tv e agenzia di stampa esclusi i periodici) ha subìto molestie. Quelle più diffuse (sempre secondo l’indagine, l’80,7%), sono quelle verbali a sfondo sessuale e gli sguardi inopportuni o lascivi.
LE RICHIESTE
Il 19,3% ha dichiarato di aver ricevuto richiesta di prestazioni sessuali mentre cercava lavoro e il 13% per progredire nella carriera. Il 34,9% di queste colleghe ha dichiarato di aver ricevuto abbracci, baci, palpeggiamenti, essendo state messe alle strette contro la loro volontà. Il 2,9% ha rivelato casi di violenza sessuali o tentata violenza. In conclusione solo il 2% ha dichiarato di aver denunciato il fatto. La Sabbadini scrive su La Stampa (di ieri 6 aprile) che le molestie avvengono addirittura in redazione di fronte ad altri, dove sarebbe diffuso un clima molesto molto grave contro giornaliste di tutte le età, esercitato anche con vecchie battute sulle mestruazioni o sulla menopausa, oppure anche ricatti sessuali per ottenere il posto fisso. Quindi invita le giornaliste italiane alla sollevazione e al ritorno del MeToo. Dati statistici dei quali non si può certo dubitare, ma che mi lasciano allibita perché, essendo giornalista da fin troppi anni, posso mettere la mano sul fuoco che non io ho mai (e sottolineo mai) visto situazioni del genere in alcuna redazione. Possibile che sia stata l’unica cieca?
L’ESPERIENZA
A cominciare da quando iniziai a collaborare con Il Secolo XIX, in Liguria, eppure avevo poco più di vent’anni e non ero da buttare, andavo in redazione a Genova di notte perché non riuscivo prima come orario, svolgendo pure un altro lavoro perché dovevo pensare alla mia famiglia. Non ebbi mai una sola molestia da alcuno, anche se molti anni fa era più facile attaccare le donne. In redazione mi trattavano con rispettosa ammirazione e persino tenerezza. E così è stato negli anni a seguire. In compenso nel corso del tempo ho visto alcune giornaliste puntare in alto con ogni determinazione possibile, pur di sedurre caporedattori, vicedirettori e direttori, anche a costo di molestarli. E in certi casi, se non ottenevano risultati, il poveretto rischiava di vedere i sorci verdi, finendo accusato di molestie inesistenti. Aggiungo a proposito di battutacce sulle mestruazioni: a me tempo fa è stato concesso di scriverne su questo giornale, in occasione dell’uscita di un saggio sull’argomento. Proprio per sfatare arcaici preconcetti e il tabù delle mestruazioni. Ebbene, i commenti negativi mi sono arrivati da alcune colleghe di altri giornali: non avrei dovuto toccare l’argomento, questioni di eleganza. Tanto per essere chiare sull’ipocrisia.