Corriere della Sera, 9 aprile 2019
In Cina il Grande Fratello inizia a scuola
Una fascia da mettere in testa, dotata di sensori che leggono le onde cerebrali e quantificano il livello di attenzione degli scolari in classe. I dati vengono riportati su una lavagna elettronica, così l’insegnante può sapere in ogni momento se questo o quell’allievo è concentrato sulla lezione o al contrario ha la testa tra le nuvole, come si diceva ai vecchi e bei tempi in cui l’unico modo per scoprire un bambino distratto era chiedergli all’improvviso: «Ripeti quello che ho appena detto».
Il sistema che permetterebbe di entrare nei pensieri degli allievi spingendoli a prestare la dovuta attenzione è stato adottato dalla scuola elementare sperimentale Jiangnan di Hangzhou in Cina. Lo scanner elettronico e distopico però non è stato sviluppato in un laboratorio cinese, ma dalla BrainCo Inc, una startup del Massachusetts sostenuta dalla Harvard University.
Le fasce portatili, chiamate «Focus 1», vengono fornite assieme a un portale definito «Focus EDU», che secondo i tecnici di BrainCo «è il primo al mondo pensato per i maestri, i quali così possono rendersi conto dell’efficacia del loro insegnamento in classe, in tempo reale, e apportare i necessari aggiustamenti» (la brochure non spiega se questi aggiustamenti implichino una sgridata al distratto o la ricerca di parole più chiare nella lezione).
La BrainCo è molto soddisfatta dal contratto per la commercializzazione del suo «Focus 1»: scuole cinesi ne hanno già ordinate 20 mila unità per avviare un monitoraggio massiccio degli studenti. D’altra parte il boss della startup, Han Bicheng, è un laurato di Harvard di origini cinesi e conosce bene il mercato dell’istruzione nel suo Paese: «In Cina i genitori spendono qualche cosa come 93 miliardi di dollari all’anno per le ripetizioni ai figli, a causa della scarsa efficacia delle lezioni in classe. Il nostro sistema Focus EDU punta ad aiutare gli insegnanti a ottimizzare i loro metodi, rendendoli più interessanti per gli allievi».
La «fascia dell’attenzione» quindi ha uno scopo nobile, nelle intenzioni dei suoi inventori. Però, le foto dei bambini con quell’anello nero in testa, diffuse dalla scuola elementare di Hangzhou, hanno scatenato reazioni furibonde sui social network cinesi: «Roba da film dell’orrore»; «Il prossimo passo sarà l’elettrochoc per svegliare chi dorme in aula?».
Neuroscienziati e psicologi hanno espresso dubbi sull’affidabilità della tecnologia. «Come si fa a stabilire se l’alunno è attento alle parole dell’insegnante o invece al suo telefonino nascosto sotto il banco o magari sta seguendo il filo di pensieri e sogni personali?», osserva Theodore Zanto, professore di neurologia alla University of California.
Ancora a Hangzhou un liceo ha introdotto le telecamere del riconoscimento facciale in aula. Non è un semplice programma di sorveglianza, ma è collegato con un computer che valuta l’espressione degli studenti e la trasforma in emoji che segnalano attenzione, distrazione, disinteresse, comprensione della lezione. Così, dai banchi delle elementari a quelli del liceo i cinesi si abituano a una società che li controlla continuamente.