Il Sole 24 Ore, 9 aprile 2019
Quanti esuberi dalla fusione Commerz-Deutsche
FRANCOFORTE
In Commerzbank ci sono già passati. Quando nell’agosto del 2008 furono annunciati i dettagli della fusione/acquisizione con Dresdner bank, il business plan stabilì che la forza lavoro congiunta di 67.000 sarebbe stata ridotta «in una maniera socialmente responsabile» con 9.000 esuberi tra i dipendenti a tempo pieno entro il 2011, e le filiali portate da 1.540 congiunte a 1.200 entro il 2012. Seguirono poi altri tagli al personale, con il top management che premise «dispiace farli ma sono inevitabili, troveremo soluzioni amichevoli e lavoreremo a stretto contatto con il sindacato» per arrivare ai 49.000 dipendenti attuali. L’acquisizione di Deutsche bank su Commerz, o eventualmente una fusione, dovrà sciogliere lo stesso nodo chiave per far stare in piedi il business plan e soprattutto garantire ai supervisori che la nuova banca sarà in grado di fare utili, riducendo per l’appunto il cost-to-income ratio attualmente altissimo per entrambi gli istituti.
La forza lavoro congiunta di DB-Commerz si aggira attorno ai 150.000 dipendenti e per ora i calcoli di sindacati ed analisti orbitano attorno a tagli denominati in decine di migliaia, fino a 30.000. I sindacati dei lavoratori dipendenti, che come la legge tedesca impone nell’organizzazione dualistica sono rappresentati fino al 50% nel consiglio di sorveglianza, hanno già espresso a chiare lettere la loro posizione contraria al merger. Il sindacato non può da solo bloccare una fusione, ma può sicuramente renderla più costosa.
È prevedibile quindi che l’organo di vigilanza Bce/SSM richieda che il business plan di DB-Commerz contenga anche precise modalità di riduzione del personale, in termini di quantità e tempistica. Secondo Handelsblatt, questo aspetto sarebbe già in fase avanzata nei colloqui informali tra vigilanza e i vertici delle due banche che stanno lavorando al piano, anche se il “sì” all’operazione le due banche non lo hanno ancora dato e dunque la Bce non ha nulla di concreto su cui esprimersi: senza contare che il supervisore non guarderà soltanto ai numeri degli esuberi o al CET1 (in base della dimensione molto grande della nuova banca, i requisiti patrimoniali dovranno soddisfare gli standard internazionali prestabiliti) ma soprattutto alla governance, ovvero, il tipo di banca che nascerà, con quali attività e chi siederà nel Board.
Proprio in fatto di tempi, prima di tutto i vertici delle due banche dovranno decidere se andare avanti oppure no con una fusione/acquisizione che inizia tutta in salita per la complessità della sfida, far nascere una banca forte mettendo insieme due banche deboli. Il via libera o il blocco in teoria può arrivare in qualsiasi momento: stando al presidente del consiglio di sorveglianza di DB Paul Achleitner la decisione sarà presa entro la fine di aprile o per il 26 aprile, giorno in cui verranno resi noti i dati del primo trimestre; la posizione di Commerzbank è per «decidere il prima possibile». Soltanto in seguito a questo disco verde, avrà inizio la stesura del business plan che potrà richiedere svariati mesi. Il piano, per poter essere adottato, avrà bisogno dell’ok di Bce/SSM, Bafin-Bundesbank, Commissione europea, e non da ultimo degli azionisti che al momento sono divisi tra scettici e speranzosi.