Corriere della Sera, 8 aprile 2019
«Le stelle di Capo Gelsomino», il nuovo romanzo di Elivra Serra
Lulù era piccola, sempre elegante, aveva per tutti un «sorriso spettacolare». E dopo aver fatto l’ostetrica per decenni, «anche se non lavorava più non aveva esaurito la passione con cui aveva aiutato centinaia di bambini a venire al mondo». Ma un giorno, nel cortile di casa, questa donna così dolce ha una discussione con Marianna, la figlia ragazzina, che la insulta prima di correre via. Non un insulto qualunque, ma qualcosa di segreto e feroce che spezza il cuore, che solo loro due possono comprendere. Lulù non sente e non vede più niente. Non è solo furia, la sua, ma «disperazione». Ha fra le mani un coltello con cui stava affettando dei peperoni, lo solleva «lentamente», lo scaglia «come da una fionda contro la figlia che già correva verso casa, ignara del volo assassino alle sue spalle». Marianna sente la lama soffiarle accanto al collo, la vede schiantarsi sull’intonaco bianco, «dove si stava allargando la voragine del loro disaccordo». È accaduto l’indicibile: «Lulù, la mamma di tutti i bambini, aveva tentato di uccidere sua figlia».
Le stelle di Capo Gelsomino (editore Solferino) è il terzo romanzo di Elvira Serra, scrittrice e giornalista del «Corriere della Sera», nata in Sardegna, a Nuoro. Ed è un romanzo di iniziazione a quell’enigma di amore e sofferenza che ha nome «famiglia». Tre donne di tre generazioni – la nonna Lulù, la figlia Marianna, la nipote Chiara – camminano nel tempo, unite e divise, e spesso straziate, dai loro sentimenti. Un segreto antico le insegue, ma saranno proprio loro – con la forza che solo una donna sa avere nelle tragedie più grandi – a scioglierlo e dominarlo. E sarà l’amore a riprenderle per mano, a far scoprire loro quanto si appartengono l’un l’altra. Alla fine, dopo anni di silenzi e incomprensioni, in una serata per lei importante fra molta altra gente, Chiara vede da lontano la mamma che dice qualcosa all’orecchio della nonna: «…hanno riso insieme. Allora è possibile, ho pensato. Anche se ci vogliono anni, e a noi c’erano voluti».
Chiara vive a Milano con il padre, i suoi genitori sono separati: e adora la sua «nonna magica» Lulù, che la accoglie per le vacanze in Sardegna, in uno scenario incantato fra gigli di mare, ginepri selvaggi, canzoni di Celentano intonate a squarciagola con i nonni. «Non ho mai dubitato di essere amatissima… è per questo che non avevo paura di nulla». Ma le ombre non sono lontane, il loro lembo nero sfiora proprio quella nonna così solare: da sempre, Lulù si sente infatti rifiutata dall’unica figlia Marianna. E Chiara intuisce la tensione che vibra fra la madre e la nonna: «Qualcosa in sospeso, di inconfessabile per forza»; i loro silenzi erano «mattoni di cemento, erano pareti». A sua volta, già da bambina, Chiara non riesce a capire né apprezzare Marianna: «Nei suoi resoconti c’era sempre qualcosa che stonava, perdeva di poesia… Mai un aneddoto divertente, un’avventura memorabile. Non potevo credere che non fosse mai andata allo stagno a pescare i piccoli granchi…». Le ombre cresceranno sempre più, fra molti colpi di scena, fino all’ultimo che ricorda il lampo rivelatore di certe tragedie greche.
Ma nel racconto ci sono anche molti sorrisi. C’è per esempio il papà di Chiara, un architetto che sa aprire finestre di poesia. Come quando applica nella stanza della figlia le stelle fluorescenti che riproducono le costellazioni e si illuminano al buio: sono quelle che danno il titolo al libro, «ogni sera mi addormentavo guardando l’Orsa maggiore perché era quella che brillava di più al mare dai nonni… Non ho mai tolto le stelle, neppure crescendo».
Segreti di famiglia
Da nonna Lulù fino a Chiara, che cresce a Milano, si incontrano tre generazioni
E c’è il nonno Vittorio, amatissimo marito di Lulù: tanto amato che, quando muore, lei non si rassegna a lasciarlo da solo nel cimitero, «convince» un operaio («…facendo leva su una cosa che sapevo di lui e che la moglie non sapeva») a trafugare nottetempo l’urna con le ceneri: e «dopo quel ratto l’urna che racchiudeva suo marito come la lampada imprigionava il genio di Aladino sarebbe stata dove doveva essere, in camera da letto, vicino a lei». Così «Lulù poteva continuare a parlare con suo marito in totale libertà ogni sera prima di addormentarsi».
Elvira Serra è sarda come possono esserlo il lentisco e il sughero, o l’aroma insieme dolce e aspro della pianta chiamata elicriso. Anche la sua scrittura sa avere gli stessi sapori intensi, anche questo libro potente li ha. Ma la storia che racconta, e le emozioni che regala, vanno ben al di là della Sardegna, forse riguardano ciascuno di noi.