Corriere della Sera, 8 aprile 2019
La storia dei quadri rubati raccontata da Roberto Riccardi
Il generale dei carabinieri Roberto Riccardi guarda certi quadri con occhi diversi. Di fronte al Giardiniere di Van Gogh, oggi nella Gnam di Roma, non vede solo un giovane cappelluto e un po’ sardonico, ma anche «tutti quegli uomini e quelle donne dell’Arma che hanno lavorato giorni interi per recuperarlo», quando venne rubato (nel 1998) e rinvenuto nel covo di una banda specializzata: era stato il classico colpo con basista.
Oppure, se ammira La Muta di Raffaello, non scorge solo la malinconia di una donna stanca, ma anche «le settimane di ricerche e di pedinamenti» trascorse prima di ritrovare il dipinto a Locarno, un anno dopo il furto avvenuto nel ‘75 nel Palazzo ducale di Urbino. Riccardi, capo ufficio stampa del Comando generale dell’Arma (ma che entro l’anno, salvo imprevisti, andrà a dirigere il Comando Tutela patrimonio culturale), appassionato e conoscitore d’arte, ha ricostruito i più importanti ritrovamenti di opere da parte dei carabinieri in un volume che esce domani per Rizzoli: Detective dell’arte. Dai Monuments Men ai Carabinieri della cultura. Con le voci e le testimonianze di chi quelle indagini le ha condotte, Riccardi traccia la storia di un gioiello italiano, il Comando Tutela del patrimonio. «Compie cinquant’anni – dice —: nacque nel 1969, l’anno in cui a Palermo scomparve la Natività di Caravaggio». Il nodo «nero» dell’arte del ‘900: possibile che sia sparito nel nulla? Riccardi assembla le dichiarazioni degli investigatori e dei boss, le parole dei pentiti e le false piste. E riflette pure sul legame tra arte e potere (anche criminale): «Penso alle marine di Liggio e ai quadri di Lucia Riina». Forse per alcuni l’arte è una forma di supremazia.
Oppure qualche volta sono i grandi falsari e i tombaroli che «insegnano» (involontariamente) come fare per recuperare un’opera? Il generale inanella storie di ritrovamenti clamorosi, avvenuti quasi per caso (come il Cratere di Eufronio), e vite di tombaroli «che lavorano di notte e che i nostri carabinieri seguono costantemente. E con la stessa costanza frequentano galleristi, mercanti, collezionisti. È un lavoro di competenza, di piedi e di relazioni».
Il generale Riccardi
Inseguiamo collezionisti e tombaroli... Il nostro è un lavoro di competenza, di piedi e di relazioni
Delicato ma molto documentato è il capitolo dei Modigliani ritenuti falsi e sequestrati in una recente mostra a Genova. Qui i detective hanno chiesto aiuto ai Ris di Roma, dove operava una donna, il sottotenente Livia Lombardi. «Il procedimento è ancora pendente – dice Riccardi – ma Lombardi e gli altri hanno analizzato frammenti, dettagli, persino polveri dei dipinti. A dimostrazione che questo lavoro richiede competenze sempre più specializzate».
I racconti più commoventi però non sono quelli che riguardano i falsi Fontana, i Piero della Francesca trafugati o le sculture contese tra l’Italia e altri Paesi. Quello più bello ci porta a Giulianova (Teramo). «Nel 2000, dal Santuario della Madonna dello Splendore, sparirono cinque tele e un tabernacolo di legno. L’anziana perpetua fu di grande aiuto perché ricordò di aver notato in chiesa due giovani che non erano soliti frequentare le funzioni religiose». Le indagini partirono dall’ansia di quella fragile donna e arrivarono a due fratelli di Civitavecchia che si erano da poco stabiliti in Abruzzo. «È così – conclude Riccardi —: nelle voci dei carabinieri sento le emozioni maggiori quando riescono a restituire oggetti o opere che non hanno un grande valore artistico ma affettivo a piccoli borghi semi-spopolati o feriti dal terremoto. La statua di un santo, un tabernacolo a cui si è affezionati. L’arte è anche questo: una consolazione, una sicurezza».