Il Sole 24 Ore, 8 aprile 2019
In legno il 7% dei nuovi edifici
Case in legno mono e bifamiliari, ma anche piccole palazzine residenziali, che iniziano a popolare i contesti urbani. Sedi di aziende e capannoni produttivi. Soprattutto, più scuole, impianti sportivi e supermercati di piccola e media taglia, che fanno della sostenibilità e della circolarità un elemento integrante del proprio brand. Infine gli alberghi, che «nel futuro a breve termine – assicura Emanuele Orsini, presidente di FederlegnoArredo – rappresenteranno secondo le nostre proiezioni uno dei settori più fiorenti per lo sviluppo dell’edilizia in legno».
La fotografia del mercato si sviluppa dal 3° Rapporto Case ed Edifici in legno del Centro Studi FederlegnoArredo. La ricerca biennale – di cui Il Sole 24 Ore ha potuto consultare la versione integrale – fa tesoro dei dati raccolti su un campione di 239 aziende, che hanno al loro attivo la costruzione del 58% dei 3.130 edifici complessivi realizzati in Italia nel 2017 e coprono il 62% del fatturato di settore (431,2 milioni di euro su un totale stimato in quasi 700). Numeri sostanzialmente stabili rispetto a quelli registrati per il 2015, con la quota degli edifici in legno che si attesta, secondo FederlegnoArredo, al 7% del totale delle costruzioni.
L’Italia si piazza comunque al quarto posto in Europa fra i Paesi per numero di immobili prefabbricati in legno. E, dato l’interesse sul tema, si può prevedere una crescita più marcata nel 2018, ancora non coperto dalle rilevazioni. «Non cresce solo il mercato – prosegue Orsini – ma la coscienza collettiva rispetto all’uso di un materiale che è circolare. Sempre di più sono le realtà che si interrogano sulla provenienza dei materiali, la qualità e anche la possibilità di smaltimento a fine vita».
L’istantanea delle imprese rivela che sono per la maggior parte aziende medio-piccole: il 61% ha un fatturato sotto il milione di euro e il 37% raggiunge appena i 500mila euro; il 5% sta fra i 5 e i 10 milioni e appena il 3% supera i 10 milioni. Nonostante la dimensione ridotta, come spiega Marco Vidoni, presidente Assolegno, «nel 90% dei casi si tratta di realtà che hanno però un proprio stabilimento di produzione». In tutta o in parte, dunque, la produzione è in casa. «Al contrario, un punto di debolezza resta quella dell’approvvigionamento della materia prima – prosegue Vidoni – dove è ancora alta la dipendenza dall’estero, con percentuali che superano l’80%. Uno squilibrio su cui occorre uno sforzo collettivo e di filiera. Specie considerata l’ampiezza del territorio boschivo del nostro Paese. Sul mercato in generale ci aspettiamo numeri in crescita, con un trend graduale ma costante come già riscontrato negli anni».
Per ciò che riguarda la concentrazione delle realtà produttive, il maggior numero di imprese ha sede in Trentino Alto-Adige (24%), seguito dalla Lombardia (22%) e dal Veneto (15%). Un podio confermato anche dalla percentuale dei ricavi: Trentino-Alto Adige, con il 53% del giro d’affari generato dagli edifici di legno prodotti nel 2017, seguito da Lombardia (15%) e Veneto (10%).
Rispetto all’offerta e alla tipologia di strutture realizzate, al 90% sono immobili di tipo residenziale (2.811 edifici per un totale di 3.244 unità abitative). Sono 319 nel 2017 gli immobili realizzati per uso terziario o produttivo.Il valore medio del costruito è pari a circa 203mila euro per gli edifici residenziali e 390mila per il non residenziale. La tecnologia X-lam, adatta anche alle costruzioni pluripiano, è cresciuta e ha conquistato quote di mercato rispetto al più tradizionale sistema a telaio.
Una importante novità è rappresentata dall’analisi del settore pubblico, che guarda alle costruzioni in legno come tendenza verso un’edilizia più sostenibile: oltre 100 sono stati i bandi attivati nel 2017 per un valore complessivo di 49 milioni di euro da Comuni, Province, Consorzi e unioni di comuni e comunità locali. Nel 2018 altri 36 milioni di euro sono stati investiti per circa 76 interventi pubblici. Si tratta prevalentemente di opere relative a scuole, impianti sportivi, manutenzioni e ampliamenti di edifici pubblici e infine sull’ambiente e la riqualificazione urbana. A questo si deve poi aggiungere la produzione di case post-emergenza sismica. Nel 2017 sono state realizzate 1.230 Sae (Soluzioni Abitative di Emergenza) per un valore complessivo di oltre 25 milioni di euro.