la Repubblica, 8 aprile 2019
L’Africa del Tesoro
Per tutta la storia dell’umanità la popolazione del pianeta è rimasta abbondantemente sotto il miliardo di abitanti. Tale soglia è stata superata con l’entrata nel XIX secolo. Ad inizio del XX siamo saliti oltre il miliardo e mezzo. Siamo poi entrati nel XXI superando i sei miliardi. Ad inizio del XXII potremmo trovarci sopra gli 11 miliardi. Quanto cresceremo in questo secolo dipenderà soprattutto dall’Africa. Prima di preoccuparci e capire come gestire questa crescita, va precisato che la popolazione aumenta per un motivo positivo, ovvero per la riduzione continua della mortalità rispetto agli elevati rischi del passato. Il processo di crescita esuberante della popolazione mondiale è iniziato in Europa, dove si è innescato il processo di transizione demografica, con corrispondente riduzione prima della mortalità infantile a partire dal XIX secolo, poi via via giovanile, successivamente adulta e ora sempre più anche anziana. Se il punto di partenza è positivo, anche il punto di arrivo può, anzi deve, diventarlo. Dipende però da quanto saremo in grado di mettere basi solide ad un mondo nel quale poter vivere a lungo e bene ovunque si nasca, riducendo le diseguaglianze e producendo benessere attraverso un modello economico sostenibile. Questo significa incentrare gli stili di vita più sulla qualità che sulla quantità dei consumi, dare impulso alla green economy,favorire lo sviluppo dei Paesi che devono completare la fase della transizione demografica, gestire i flussi migratori in modo più regolare e nei limiti di una vera integrazione nei Paesi di arrivo. Più che lasciarci sopraffare da timori e divisioni, dovremmo propositivamente trasformare le nostre preoccupazioni in impegno per favorire al meglio la realizzazione di un tale scenario. Europa e Africa, in particolare, devono trovare un punto di incontro su alcune sfide complementari. L’Africa è il continente con la popolazione che cresce di più e con la maggior esuberanza di giovani, mentre l’Europa non cresce e abbonda sempre più di anziani. L’Africa deve essere aiutata a compiere il suo processo di transizione demografica, trovando una propria via solida e stabile di sviluppo. D’altra parte, la possibilità di crescita economica e demografica dell’Europa è compromessa da un rapporto che sta diventando sempre più squilibrato tra vecchie e nuove generazioni. Il vivere a lungo e bene è sostenibile solo in una popolazione che ha anche una presenza solida di giovani e di persone nelle età centrali lavorative. La prospettiva di trovarsi con sempre più persone in pensione e bisognose di assistenza sanitaria e nel contempo una riduzione della popolazione nelle età in cui si produce ricchezza, benessere, innovazione, impone prima di tutto la necessità di valorizzare al massimo la presenza delle nuove generazioni nel mondo del lavoro e in secondo luogo attrarre persone che rafforzino, a tutti i livelli, i settori con carenza di manodopera. Ma è anche vero che una società con più giovani è anche più dinamica dal punto di vista sociale e culturale. Il confronto tra diversità, in un contesto che offre vera integrazione, è un arricchimento per tutti. Solo gli organismi deboli e malati si chiudono verso l’esterno.
Purtroppo, però, ci stiamo rivelando molto più bravi a usare l’immigrazione come macchina per ottenere consensi fomentando le paure, che come fenomeno da gestire, con tutta la sua complessità, per sostenere i processi di crescita del Paese. Eppure è da come affronteremo l’intreccio delle sfide demografiche, in particolare invecchiamento della popolazione e immigrazione, che si gioca gran parte della qualità del nostro futuro.