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 2019  aprile 08 Lunedì calendario

Gli eco-camion, come filobus

Francoforte (Germania) Il rumore dei tir che sfrecciano sull’autostrada fa parte di noi. Lo sentiamo da sempre, ma qui in Germania si sta lavorando per farlo sparire. 
Siamo lungo la A5, tra Darmstadt e Francoforte, e davanti a noi c’è un camion curioso. Sopra la cabina ha un pantografo: si erge in aria come un braccio e tocca una rete di cavi elettrici che scorre sopra di lui. A vederlo sembra un enorme filobus. Lo Stato federale dell’Assia ha investito ben 13 milioni di euro per creare questo primo assaggio di eHighway, l’autostrada elettrificata, e presto potremo vederla anche da noi sulla A35 BreBeMi.

La ricetta tedesca vede dieci chilometri di strada, cinque per ogni senso di marcia, dotati di questa rete elettrica aerea che copre la corsia più a destra. I giganti della strada adattati a puntino possono percorrerla ricevendo energia e trasferendola al motore senza bisogno di utilizzare benzina. Così si riduce l’inquinamento sia acustico (il rumore è quasi inesistente) sia da emissioni allo scarico (per parlare di vere «emissioni zero», ovviamente, è necessario che l’energia provenga da fonti rinnovabili). 
Nel progetto sono entrati anche due colossi della tecnologia stradale. Da una parte Scania, produttore dei camion, che ha modificato i propri mezzi rendendoli ibridi. Dall’altra Siemens, che ha creato questo grosso modulo agganciato dietro alla cabina del megaveicolo per contenere il sistema elettrico e il pantografo. Questo può alzarsi automaticamente o manualmente una volta individuata la rete. La condizione perché il sistema funzioni è di non superare la velocità massima di 90 chilometri orari. 
Per il resto, dal punto di vista del camionista, è come guidare un qualsiasi tir. Una volta a contatto con la rete, l’energia viene trasferita a una batteria che alimenta il motore. Niente di diverso da una classica propulsione elettrica, solo che qui l’afflusso di elettroni avviene anche in movimento. Non c’è bisogno di fermarsi per ricaricare. Una volta terminata la strada elettrica, si passa alla propulsione tradizionale.
Il risultato, secondo i dati Siemens, è un risparmio di 20mila euro l’anno per ogni camion che percorra 100mila chilometri su strada elettrificata. A livello di CO2, l’Assia calcola che elettrificando il 2 per cento delle autostrade tedesche si abbatterebbe tra il 50 e il 60 per cento delle emissioni nocive. 
Ma questa innovazione non è gratuita. C’è bisogno di creare nuove infrastrutture e nuove regole, e i costi sono ingenti. Occorre porre dei pali lungo l’autostrada, circa uno ogni dieci metri, stendervi la rete elettrica e alimentarla. Oltre ovviamente a creare una centrale operativa che la monitori costantemente e sia pronta a intervenire.
I tedeschi però ci hanno creduto: hanno speso un milione di euro al chilometro e in due anni hanno fatto partire il test. Che durerà fino al 2020 e vedrà cinque camion di altrettanti fornitori di logistica percorrere quel tratto di autostrada. Esperimenti simili sono in corso in California e Svezia e ora si affaccia anche la Lombardia. «Da noi è impensabile fare una gara europea in sette mesi per realizzare un’opera infrastrutturale come questa, anche perché una serie di normative lo rende impossibile», osserva l’assessore ai Trasporti della Lombardia, Claudia Maria Terzi, che pure sta investendo nel progetto. Il presidente della BreBeMi, Francesco Bettoni prevede invece tempi alla tedesca: «Tre mesi per progettarla, sei per regolamentarla e autorizzarla, sei per realizzarla. Mi batterò perché tutta la BreBeMi venga elettrificata in cinque anni ed entro quella data ci siano già i camion”ibridi” che la percorrono, in elettrico». Chissà chi dei due avrà ragione.