Corriere della Sera, 8 aprile 2019
Samanta crea moda per le donne in carrozzina
La sua vita è cambiata a 14 anni. «Stavo giocando con la pistola di mio padre, quando è partito un colpo». La cosa più difficile non è stata (sol)tanto rassegnarsi alla nuova quotidianità in sedia a rotelle. «Alla fine puoi guidare, puoi fare sport, puoi andare al cinema». La cosa più dura è stata adattarsi al dolore cronico. «È un effetto collaterale, non succede a tutti, ma significa che anche quando sei a una festa, o a cena o anche adesso al telefono con lei, il dolore non ti lascia», spiega Samanta Bullock mentre ci parla da Londra, dove vive ormai da più di dieci anni con il marito Mark.
Samanta ha 40 anni, è nata a Osório, Rio Grande do Sul, nel Sud del Brasile, e fino all’incidente era una modella promettente e una campioncina di tennis: un futuro da archiviare in fretta per costruirne un altro prendendo nuove misure. «Non mi sono ripetuta un mantra in particolare, mi sono semplicemente focalizzata su quello che avrei potuto ancora fare. E sono andata avanti così, un giorno dopo l’altro».
Giorno dopo giorno sono diventati anni. Samanta ha ripreso a giocare a tennis, rappresentando il Brasile nel mondo dal 2003 al 2009 e vincendo due medaglie d’argento nel 2007 ai Para Pan Am Games, mentre nel 2012 ha partecipato alla cerimonia di apertura dei Paralimpic Games. Racconta: «Ho imparato a usare il dolore a mio vantaggio, ogni volta che diventava troppo aggressivo. Lo trasformavo in uno stimolo per superarlo. Se ancora potevo fare qualcosa, e potevo farne tante, mi sono data la regola di farle al meglio, di diventare la numero 1». Ed è grazie al tennis che ha conosciuto Mark Bullock, suo marito da undici anni. «Lavorava per la Federazione, ci siamo incontrati in quel mondo».
Ma questa non è che la seconda vita di Samanta. La terza ha preso i colori della moda, da cui sembrava tagliata fuori per sempre. «Quando avevo 14 anni non ce n’erano tante di modelle in sedia a rotelle... Adesso è più facile, anzi, è quasi normale». Così sono cominciate le passerelle in mezzo mondo. «Ed è lì che mi è venuta un’idea imprenditoriale. Gli stilisti non pensano abbastanza alle donne come me. Abbiamo bisogno di abiti che ti facciano sentire bellissima anche quando stai seduta. Ecco perché ho pensato di lanciare una linea dedicata a ogni tipo di donna: inclusiva, elegante, sostenibile e bella».
Molti artisti emergenti l’hanno aiutata a far partire l’impresa: Rua Luja, London Organic, Bekoffee, Caroline, Gunda Hafner, Peter Twiss, Contessina London e Amelia. Dal 15 giugno gli abiti potranno essere acquistati sul sito samantabullock.com. «Il nostro target per adesso è alto, perché la linea comunque rispetta l’ambiente, la stoffa è certificata, facciamo lavorare tutti in Inghilterra. Io sono vegana e sono molto attenta al rispetto degli animali. Però ci tengo a dire che non è una linea per le donne in sedia a rotelle: va bene per tutte, con la differenza che anche da seduta ti sentirai bellissima e comoda. Per adesso la collezione non contiene capi per il tempo libero o per i bambini, ma ci stiamo organizzando».
Libro preferito L’Alchimista di Paulo Coelho, film Mangia prega ama di Ryan Murphy, città italiana più amata Napoli: «Non vedo l’ora di tornarci. E che buoni i vostri gelati...».