La Lettura, 7 aprile 2019
L’unica volta che Audrey ballò con Fred
Due anniversari s’incrociano nel mondo del cinema, quello di una volta: Edda Kathleen van Heemstra Hepburn-Ruston che sarebbe Audrey Hepburn era nata il 4 maggio 1929 a Ixelles, Belgio, e avrebbe oggi 90 anni. Frederick Austerlitz, che sarebbe Fred Astaire, ballerino che sconfisse la forza di gravità, rivale di Gene Kelly, era nato il 10 maggio 1899 nel Nebraska da una famiglia austriaca e oggi avrebbe 120 anni.
Due stelle di Hollywood che hanno fatto epoca, influenzando il modo di vestirsi e di ballare, ma con distinte origini europee: nessuno portò più il frac, il cilindro e il fiore all’occhiello come Astaire. Di Audrey, che nella carriera di 22 titoli è stata molto francese e nella vita molto italiana, siamo orfani dal 1993; di Fred, che a 5 anni già sgambettava sui palcoscenici di New York con la sorella Adele, dal 1987. Sono state storie leggendarie e diverse: lui impegnato a volteggiare cheek to cheek con Ginger Rogers (e anche Rita Hayworth, Judy Garland, Jane Powell, Cyd Charisse) oppure a giocare a golf, ma senza gossip extra coniugali; lei sul ring d’una vita affettiva complicata, gravidanze difficili, fidanzamenti giovanili con rampolli vip, cotte da set (mitica quella con William Holden ai tempi di Sabrina, mentre nel film preferiva Bogart), tre mariti, fra cui Mel Ferrer, partner in Guerra e pace, il medico italiano Andrea Dotti, infine Robert Wolders. Lui che vive singin’ and dancin’ inizia in teatro, poi gira 39 film tra cui 31 musical, 10 dei quali con Ginger, sintonia quasi paranormale, la coppia mitica di un’America depressa ma felice nel tip tap, vendicando il primo provino del 1928 alla Paramount: «Non sa ballare né recitare, neanche cantare. Calvizie incipiente». Miss Hepburn, figlia di un banchiere che se ne andò di casa quando lei aveva 6 anni, e di una severa baronessa olandese, dopo una giovinezza alla De Amicis, esule per la guerra in Olanda, mangiando patate e farina di tulipani.
Il colpo di fortuna avviene al grand hotel di Montecarlo dove la famosa e sfacciata scrittrice Colette la vede e la impone a Broadway come eroina della sua Gigì con cui Audrey debutta il 24 novembre 1951 e conquista subito tutti. Fu l’unica attrice a vincere un Egot, acronimo di quattro premi: Emmy per la tv, Grammy per il disco, Oscar del cinema, Tony per il teatro. In teatro la nota William Wyler, un grande immigrato della rotta Vienna-Berlino-Hollywood, come Billy Wilder. E la favola inizia con Vacanze romane, monella principessa in incognito sul sellino di una Vespa con Gregory Peck: con questo film la deb prese tutti i premi, anche l’Oscar, battendo a 25 anni Ava Gardner e Deborah Kerr. Hepburn, bella ma fuori dai canoni d’allora, diventa regina della commedia romantica con Sabrina, Arianna di Wilder e Colazione da Tiffany di Edwards, che Truman Capote aveva scritto per la sua amica Monroe. Un ruolo sfacciato che il codice etico dei tempi e la gelosia del marito padrone di Audrey fecero diventare molto più castigato. A proposito di miti: tutt’e due avevano cantato Happy birthday al presidente Kennedy: prima Marilyn, poi Audrey all’ultimo compleanno di JFK.
Quello che freudianamente risalta nella sua carriera è che la accoppiavano sempre con uomini più anziani: la sua filmografia è un breviario del complesso di Edipo, con poche eccezioni come Albert Finney in Due per la strada di cui infatti s’innamorò davvero. Ma Bogart in Sabrina aveva 55 anni, Cooper in Arianna 56, Cary Grant in Sciarada 59 e Rex Harrison in My Fair Lady 56, in compenso Hepburn per il musical di Cukor fu pagata un milione di dollari.
Mr. Astaire, quando apparve all’orizzonte della Hepburn, aveva anche lui 58 anni e aveva smesso di ballare il tip tap: ritornò per lei con numeri magnifici nel ’57 in Cenerentola a Parigi, musica di Gershwin e origini teatrali (Funny Face). Con la supervisione di Richard Avedon, i costumi di Givenchy che era stilista di fiducia dell’attrice il film parla di un fotografo di moda che trasforma una commessa di libreria del Greenwich in modella glamour a Parigi, dove lei insegue i sogni esistenzialisti. Il finale dell’unico film in con Fred e Audrey è da prontuario romantico: lite, corsa, pace, bacio. L’autore Stanley Donen, da poco scomparso, tra i grandissimi del musical, era ex ballerino a Broadway: gli si devono Cantando sotto la pioggia, 7 spose per 7 fratelli e altre due commedie con Hepburn. In questo film tutto in rosa che anticipa i temi della moda fanno scintille: Cenerentola sarà per lei il prototipo senza impedirle scelte coraggiose (Quelle due); pure Fred sceglierà film a tema e catastrofici (L’inferno di cristallo, 1974 ), rischiando un altro Oscar dopo quello del 1950.