la Repubblica, 7 aprile 2019
Boeing ha tagliato di un quinto la produzione dei Boeing 737
NEW YORK La gigantesca e avveniristica catena di montaggio della Boeing avrebbe dovuto sfornare ogni dieci ore un nuovo 737 Max 8, l’aereo civile più richiesto nel mondo. La produzione sarebbe dovuta addirittura salire da 52 a 57 velivoli al mese a partire da giugno per soddisfare gli ordini arretrati. Ma sull’onda dei due incidenti in Indonesia e in Etiopia, che hanno causato 346 vittime, Dennis Muilenburg, chief executive del colosso dei cieli, ha ordinato un rallentamento di quasi il 20 % per i 737 Max 8. Dalla catena usciranno “solo” 42 aerei al mese, che peraltro finiranno per sostare nei parcheggi superaffollati della Boeing, in attesa che la crisi venga risolta. Il taglio della produzione è stato annunciato venerdì sera a mercati chiusi: forse per evitare un ulteriore flessione del titolo e della capitalizzazione di borsa della Boeing, che dal momento del disastro della Ethiopian airlines ha perso 25 miliardi di dollari (ora è a quota 216 miliardi di dollari). Sempre venerdì le autorità americane hanno richiesto a Muilenburg di aggiustare un secondo software del 737 Max 8, oltre a quello che avrebbe portato a un cattivo funzionamento dei sistemi anti-stallo, ostacolando le manovre dei piloti e facendo cadere l’aereo in picchiata. Le vicende della Boeing sono destinate ad avere conseguenze globali. Secondo i calcoli della JPMorganChase, ci sarà un contraccolpo diretto sull’economia Usa. Se la produzione del 737 Max 8 fosse completamente bloccata, il Pil americano subirebbe una flessione dello 0,15%. Ma già il rallentamento farà perdere quest’anno alla Boeing il primato mondiale nell’industria dei cieli a vantaggio di Airbus. E la sospensione delle vendite all’estero del Max 8 farà aumentare il disavanzo commerciale americano. Di fronte a queste prospettive inquietanti, la Boeing prova a minimizzare i danni e cercare soluzioni rapide, anche se nessuno si illude che il Max 8 possa riprendere a volare prima di un paio di mesi. Intendiamoci: la multinazionale ha ancora ingenti mezzi grazie ai successi degli ultimi anni, e persino il calo a Wall Street non ha annullato i guadagni degli ultimi 12 mesi. E forse per questo Muilenburg sta adottando una tattica diversa da solito, facendosi carico dei problemi e lasciando intendere che la società è pronta a pagare danni e risarcimenti.