Il Sole 24 Ore, 6 aprile 2019
Storia dell’editoria a Milano
I libri agiscono da specchio di un momento sociale e ne riflettono stati d’animo e psicologia. Così uno scrittore con i suoi romanzi accompagna il lettore nel clima di un’epoca. Accostare narrativa e poesia, un autore italiano a uno straniero diventa un esercizio, meglio un gioco, che apre mondi e sorprese, ricompagina le giornate della storia unendo la politica con il privato, l’arte con il piacere, i drammi con il quotidiano. Editori a Milano. Una storia illustrata dal 1860 al 1940 di Giuliano Vigini offre più di uno spunto per avviare “il gioco delle mappe” e scoprire un “come eravamo” che gratifica la fantasia e riflettere su un “come siamo” che fa storcere il naso.
Protagonisti del volume sono gli editori che, proprio dal 1860 al 1940, hanno posto e consolidato le basi di Milano cuore dell’editoria italiana e città europea per intraprendenza culturale. Scorrono i nomi di Edoardo Sonzogno, Emilio Treves, Ulrico Hoepli, i fratelli Francesco e Antonio Vallardi, Tito Ricordi, Heinrich Otto Sperling, Richard Kupfer, Ettore Baldini e Antenore Castoldi. Una corsa alla letteratura, alla manualistica, alla musica, ai primi raffinati libri d’arte, ai testi per le scuole. Opere d’ogni prezzo, ma soprattutto con il generale orientamento ad offrire titoli a costi popolari perché c’era fame di lettura. È la stagione della nascita dei movimenti artistici e di massa, è fermento d’ideali sociali e socialisti. Con l’apertura del Novecento, ai “padri nobili”, si aggiungono nuovi editori. Arrivano Arnoldo Mondadori, Amilcare Pizzi, Enrico Dall’Oglio, Giovanni e Vanni Scheiwiller, Valentino Bompiani e Angelo Rizzoli. Chiudono il periodo Antonino Giuffrè e Aldo Garzanti che rileva la casa editrice Treves, entrata in crisi profonda a seguito delle leggi razziali.
Tante le informazioni che si acquisiscono dallo scrupoloso scavo di Vigini, arricchito da una preziosa appendice: l’elenco delle traduzioni in questo arco di tempo delle opere di Honoré de Balzac, Alexandre Dumas e Victor Hugo. Si apprende che il romanziere più gettonato dagli editori milanesi è Dumas, di cui si pubblicano 147 titoli, seguono Balzac con 64 e Hugo con 36. Ma sono I miserabili di Hugo l’opera più accaparrata dagli editori, ben venti, e più stampata (26 volte). La seconda posizione è presidiata da I tre moschettieri di Dumas (14 editori, 15 uscite), chiude Balzac con Papà Goriot (9 editori, 10 uscite).
Proviamo il “gioco delle mappe” con una domanda: che cosa leggevano i milanesi alla vigilia e subito dopo l’Unità d’Italia? Sicuramente i nomi blasonati del Risorgimento, da Silvio Pellico al lombardo Carlo Cattaneo, pubblicati da Francesco Pagnoni o dalla Libreria di Francesco Sanvito. Due editori che non hanno retto alle trasformazioni che sarebbero arrivate al galoppo ma che, per la qualità del loro lavoro, hanno lasciato titoli oggi in antiquariato o che passano, per rarità e bellezza, all’asta come l’Atlante di Geografia Universale in sessantun grandi tavole, disegni di Filippo Naymiller e incisioni di Pietro Allodi pubblicato da Pagnoni nel 1860. È però il romanziere Dumas la figura più contesa. In Francia era popolarissimo per i suoi feuilleton che facevano lievitare le tirature dei quotidiani, in Italia stava entrando nel cuore di molti in seguito alla repentina decisione di aggregarsi a Giuseppe Garibaldi nella Spedizione dei Mille portandogli soldi per acquistare armi e le famose camicie rosse. Nel 1860 a Milano uscirono le Memorie di Giuseppe Garibaldi, due volumi per i tipi di Lombardi; l’opera sarà rilanciata vent’anni dopo da Edoardo Sonzogno, che proprio con l’unificazione del Paese avviò la sua attività imprenditoriale realizzando il più grande e moderno stabilimento tipografico dell’epoca. Si dotò di impianti così avanzati da acquisire un vantaggio competitivo a lungo ineguagliabile. Pubblicava riviste illustrate e nei libri si impose con una serie di collane in cui spiccavano quattro teste di serie: la Biblioteca classica (1865, economica e illustrata), la Biblioteca romantica (1869), la Biblioteca del popolo (1873, articolata in diciannove sezioni) e la Biblioteca universale (1882) attenta a tradurre e diffondere i capolavori della letteratura. Sonzogno, personalità di cultura non comune e sensibile al clima sociale e politico, fondò anche un quotidiano nel 1866, Il secolo, di idee democratiche e senza rivali per tiratura e diffusione fino ai primi anni del Novecento.
Nel 1861, l’Unità d’Italia vide spopolare a Milano Dumas con sei titoli a cominciare dai Tre moschettieri pubblicato da Pagnoni in cinque volumi; Sonzogno arriverà dopo sette anni. Gli altri titoli sono L’avvelenatrice, La bella provenzale, Il duca Valentino Borgia e la sua famiglia, Giorgio il mulatto, La guerra delle donne. A incalzare Dumas – che fino alla sua morte, nel 1870, non perde anno senza vedersi pubblicato a Milano – sarà Hugo che nel 1862 porta in città il suo capolavoro, I Miserabili grazie al fiuto di tre case editrici Collezioni Esperia, Lombardi e Daelli che stampano il romanzo rispettivamente in quattro volumi la prima, e in dieci le altre. Alla fama del grande Alexandre contribuirà Eugenio Torelli Viollier, fondatore nel 1876 del Corriere della sera, che, prima di arrivare a Milano, aveva combattuto con Garibaldi sui monti dell’Irpinia e si era innamorato del giornalismo stando al fianco del romanziere francese. Dumas aveva fondato il giornale garibaldino L’Indipendente e al suo rientro a Parigi aveva affidato la responsabilità della redazione proprio a Eugenio Torelli Viollier.
Il gioco di rimandi e di incastri potrebbe continuare. Ognuno, con il volume di Vigini, si diverta a disegnare le proprie mappe di editori, imprese, idee, libri, storia cittadina e nazionale. Ha ragione Borges: «Il libro è una delle possibilità di felicità che abbiamo noi uomini».
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Editori a Milano. Una storia
illustrata dal 1860 al 1940
Giuliano Vigini
Editrice Bibliografica, Milano,
pagg. 168, € 21