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 2019  aprile 06 Sabato calendario

Carlo Bonomi punta al vertice di Confindustria

L’identikit è già definito: il futuro presidente di Confindustria dovrà essere un lombardo, provenire dal comparto manifatturiero ed essere in grado di dare voce a tutto il Nord produttivo. Anche il ruolo di playmaker è già scritto (ed è scontato): la scelta toccherà all’Assolombarda, visto che l’associazione degli industriali milanesi è l’azionista di maggioranza di via dell’Astronomia e senza i suoi voti non si elegge nessun presidente.
Il successore di Vincenzo Boccia verrà indicato dalla Giunta solo a marzo 2020, fra un anno scarso, ma le manovre sono già iniziate. Sulla carta i nomi dei papabili sono almeno 5 o 6. Il più in vista, anche per effetto del rimbalzo mediatico che stanno avendo gli incontri in Assolombarda di questi mesi, con Salvini, Conte e ieri anche con Di Maio, è certamente il presidente degli industriali milanesi Carlo Bonomi. Il cui attivismo, e questo suo filo diretto col governo, a detta di tanti, spesso ha messo in ombra lo stesso Boccia, che a sua volta vanta un rapporto solido col corregionale Di Maio (ma non con Salvini) e che più che all’immagine preferisce fatti, dalla battaglia sullo sblocca cantieri al decreto crescita.
A insidiare Bonomi ci sono però altri due nomi pesanti dell’industria lombarda, entrambi bresciani: si tratta dell’attuale presidente regionale di Confindustria, il presidente e ad delle Officine Meccaniche Rezzatesi Marco Bonometti, che già tre anni fa aveva tentato la scalata alla presidenza nazionale salvo poi cedere il passo ad Alberto Vacchi, e del suo successore alla guida dell’Associazione industriale bresciana, il siderurgico Giuseppe Pasini (Feralpi). È circolato pure il nome Marco Tronchetti Provera di Pirelli, la cui candidatura sarebbe sostenuta da Luca Montezemolo, in passato sponsor di Bombassei e Vacchi, ma l’interessato ha già fatto sapere di non essere interessato. Infine in «quota Boccia» si parla del genovese Edoardo Garrone che con l’attuale presidente ha un solido legame di amicizia.
La corsa per i vice
Prima ancora degli sfidanti per la presidenza sono però i posti da vice a tener banco tra le associazioni territoriali. E qui i giochi sono davvero già iniziati. In campo ci sono innanzitutto piemontesi, veneti ed emiliani, e poi romani: in pratica tutti gli altri grandi elettori di Confindustria. Tra Torino e Novara la corsa è tra due vice che già oggi compongono la squadra di Boccia: Licia Mattioli, con delega per l’internazionalizzazione, ed il presidente della Piccola, Carlo Robiglio.
In Veneto si assiste al solito tutti contro tutti che vede in corsa il presidente regionale Matteo Zoppas, che secondo alcuni potrebbe anche aspirare alla presidenza; un altro vice di Boccia, il veronese Giulio Pedrollo); Vincenzo Maranise (Venezia – Rovigo), e soprattutto Maria Cristina Piovesana, che guida la potente Confindustria Veneto Centro (Padova -Treviso). Anche in Emilia, un po’ a sorpresa, tengono banco le baruffe, con Reggio Emilia che schiera l’ex presidente di Fedemeccanica Fabio Storchi, altro candidato che «piace a Montezemolo»; Bologna, Modena e Ferrara), che potrebbero puntare sull’ex presidente regionale Maurizio Marchesini o sul suo successore Pietro Ferrari; e la Romagna che rivendica un posto. Infine c’è la romana Unindustria determinata a far pesare il suo ruolo di seconda più importante associazione territoriale riconfermando l’attuale vicepresidente con delega alle relazioni industriali Maurizio Stirpe visto «il lavoro eccellente» che ha fatto.
Ma al contrario del Nord la Capitale sulle nomine per ora non si scalda: «Il dopo Boccia? C’è tempo, vediamo».