la Repubblica, 6 aprile 2019
La scomparsa del silenzio
di S ilenzio, ultimo lusso in una società chiassosa. È sempre più chiaro che tra i primi nemici di una vita ben vissuta ci sia il rumore: alza il livello nel sangue di cortisolo, l’ormone dello stress ( e lo fa anche quando non ci facciamo più caso), e riduce concentrazione e memoria. Non è un caso il dilagare della moda dei silent start lanciata da Jeff Bezos negli uffici di Amazon e oggi diffusa in molte aziende: sono momenti di silenzio e concentrazione, che possono durare anche 30 minuti, prima di ogni meeting, così che tutti possano rileggere con calma i loro appunti. Per non parlare della tendenza Silence is gold (il silenzio è d’oro) evidenziata nel recente report Fjord Trends 2019 di Accenture: le aziende devono rivolgersi nei modi opportuni “alle persone che cercano tranquillità in un mondo rumoroso”. Tra i nuovi e sempre più numerosi cercatori ci sono gli acquirenti delle cuffie antirumore a cancellazione attiva, che con un piccolo microfono captano le onde sonore in arrivo e tramite minialtoparlanti emettono onde di frequenza opposte che, in buon parte, le annullano. Ma il business dell’abbattimento del rumore segue anche altre strade meno tecnologiche: dai tappi per le orecchie ormai quasi indispensabili nelle grandi città alle “macchine del sonno”, dispositivi elettronici da comodino che riproducono “rumore bianco” o suoni naturali e rilassanti – ruscelli, grilli, pioggia nel bosco – così da coprire il rumore del traffico o la tv dei vicini. Questo per la casa, ma se si vuole andare a cena fuori? La ricerca di un ristorante dove gustare buona cucina in pace è sempre più difficile. Per questa ragione in Spagna si è diffusa la moda dei ristoranti silenziosi grazie alla campagna nazionale “Comer sin Ruido” (mangiare senza rumori). C’è dunque voglia di quiete, bisogno di detox acustico anche se, paradossalmente, nel profondo noi umani siamo una specie piuttosto aliena al silenzio. «In realtà vociferare è la vocazione dell’Homo Sapiens. Per natura siamo delle scimmie chiassose. Ciò che è cambiato di più, e che giustifica la fuga verso la quiete, è che prima il nostro rumore spariva nell’ambiente, mentre oggi, che siamo 7,5 miliardi, è una presenza permanente», spiega l’antropologo Duccio Canestrini, docente all’Università di Pisa. «C’è chi per proteggersi cerca una via ascetica e sceglie di fare le vacanze nei conventi: sono tanti, anche laicissimi top manager, che l’estate si disintossicano dal rumore ritirandosi nelle cellette oscure, fresche e silenziose offerte dagli ordini religiosi». E c’è un turismo del silenzio tutto italiano. «Un esempio è l’Alta Via Dolomitica n.6, che collega Sappada a Vittorio Veneto: detta “la via dei silenzi”, richiama persone in overdose da inquinamento acustico», spiega Canestrini. «Nell’era della comunicazione ossessiva, il desiderio di silenzio va controcorrente, è quasi eretico. Ma anche rigenerante, perché consente di sottrarre sé stessi al mondo e guardarlo con più serenità. Anche perché è tacendo che possiamo avvicinarci al significato della vita. Una tecnica di meditazione indiana che ha oltre 2.500 anni, e di cui esistono corsi ancora oggi, prescrive di rimanere in totale silenzio, in gruppo, per nove giorni e parlare soltanto il decimo. Si chiama Vipassana, che significa “vedere le cose come sono in realtà”». Non stupisce che ci sia chi, cercando nel silenzio naturale il senso della sua vita, decide di inseguirlo fino in capo al mondo. Come l’americano Gordon Hempton, ex tecnico del suono da trent’anni viaggia cercando i luoghi meno contaminati da rumori artificiali. «Oggi anche nei parchi più silenziosi degli Stati Uniti non si può stare per più di sette minuti in pace. Soprattutto per via del traffico aereo» spiega Hempton. «E in tutto il mondo sono a rischio le oasi di quiete, come la Sinharaja Forest Reserve nello Sri Lanka. È un posto straordinario per rilassarsi: gli insetti e le rane creano un tenue tappeto ritmico che rende il sonno incantevole e ristoratore. Ma ora l’ampiezza della riserva è stata ridotta a soli 3 chilometri, con terre agricole ormai su entrambi i lati. Stiamo perdendo anche quell’oasi». Per questo il “guardiano del silenzio” sta per lanciare l’iniziativa “Quiet Parks”. «Grazie alle misurazioni dei decibel che ho effettuato in tutto il mondo ho stilato una lista dei 260 posti più silenziosi del Pianeta», racconta Gordon Hempton. «Sono tutti candidati per essere un Quiet Park, dove ci si possa liberare per qualche ora dal caos della vita di oggi». I tre luoghi italiani più in alto nella lista sono le isole Eolie, il parco nazionale delle Dolomiti Bellunesi e la Val d’Orcia. «Sul nostro sito quietparks. org abbiamo appena inserito un motore di ricerca con cui chiunque potrà trovare il luogo silenzioso più vicino. E il 22 aprile, Giornata mondiale della Terra, inaugureremo il primo Quiet Park, il più incontaminato: si trova in Ecuador, sulle rive del fiume Zabalo, in un’area molto remota e abitata dal popolo indigeno Cofàn, con cui abbiamo raggiunto un accordo». Inseguire il silenzio per trovare sé stessi, insomma. Anche perché si dice che perfino nelle camere anecoiche, quelle stanze costruite appositamente per eliminare ogni fonte di rumore, qualcosa in realtà si senta: i battiti del cuore.