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 2019  aprile 06 Sabato calendario

Le nozze Commerz-Deutsche

La notizia di un possibile ingresso di Unicredit nel risiko bancario tedesco ha raggiunto quantomeno un obiettivo: spingere ancora di più allo scoperto Commerzbank nel sollecitare una risposta positiva di Deutsche Bank nelle discussioni sulla fusione tra i due gruppi tedeschi. Il weekend si annuncia di svolta, secondo le anticipazioni della stampa tedesca, con l’attesa di una decisione preliminare, quantomeno da parte di Commerz, sull’eventuale proseguo dei colloqui o sull’addio al dossier aggregazione.
Il progetto comunque continua a dividere politica e opinione pubblica tedesca a causa dei circa 30 mila esuberi stimati e per l’aumento di capitale che la Bce potrebbe chiedere: fino a 10 miliardi di euro secondo gli analisti, anche se Deutsche Bank ha smentito che ci siano cifre in discussione, dato che molto dipenderà dall’impianto dell’operazione. Secondo alcune indiscrezioni sarebbe stata abbandonata l’idea di una holding comune sopra le due banche a favore di uno scambio azionario. In questo scenario lo Stato tedesco, che ha attualmente il 15,6% circa di Commerzbank in seguito al salvataggio pubblico del 2009 potrebbe diluirsi al 5% circa.
Sono in corso ormai da tre settimane i colloqui tra Commerzbank, guidata dal ceo Martin Zielke, e Deutsche Bank, affidata al ceo Christian Sewing, su spinta del governo di Berlino che vede bene una fusione anche come via per poter uscire – o quantomeno diluirsi – da Commerz. Lo scenario macro, ha sottolineato ieri Zielke in una lettera ai dipendenti pubblicata dall’agenzia Bloomberg, non è agevole: i tassi d’interesse stanno comprimendo i profitti, le spese regolamentari aumentano e i clienti chiedono rapidità e soluzioni digitali; in questo contesto, «la crescita organica ha uno svantaggio: serve tempo per aumentare in maniera sostanziale la quota di mercato. Ecco perché stiamo cercando opzioni alternative per crescere. Non fare nulla non è un’opzione».
Il pressing sulla banca guidata da Sewing insomma si intensifica. Qualora i colloqui con Deutsche Bank dovessero fallire, tuttavia, altri pretendenti potrebbero essere in circolazione. È ormai chiaro che è Commerzbank ad aver bisogno di una mano, dopo che lo stesso Zielke ha accantonato buona parte degli obiettivi a medio termine e tagliato i bonus per il top management di più del 40% lo scorso mese. Ed è lo stesso ministero delle Finanze a spingere per creare un grande istituto per sostenere le imprese tedesche, specialmente in un periodo di frenata dell’economia. Tra questi è circolata l’ipotesi di Unicredit, che potrebbe mettere in piedi una fusione tra la sua controllata in Germania, Hvb, con Commerz.
Secondo alcune fonti a conoscenza del dossier, una richiesta di guardare il dossier sarebbe effettivamente arrivata alla banca milanese guidata da Jean Pierre Mustier ma non è detto che possano portare a un progetto vero e proprio: secondo Ubs potrebbero servire 4 miliardi di nuovo capitale, o con un aumento o con vendita di asset. Mustier aveva provato a settembre 2017 a sondare con il governo di Berlino la fattibilità di una fusione Unicredit-Commerzbank.
Un dossier che non sembra appassionare per il momento il governo italiano: «Sono notizie apparse sulla stampa a livello ancora molto embrionale. Aspettiamo a valutare. Sono imprese private e, quindi, sono dinamiche di imprese private, non mi pronuncio», ha glissato ieri il premier Giuseppe Conte. Tuttavia, proprio il ceo di Hvb, Michael Diederich, si è mostrato scettico: «Non credete a tutto ciò che dice la stampa, come Hvb siamo già ben posizionati e non abbiamo bisogno di una grande acquisizione per continuare la nostra attività».