Il Sole 24 Ore, 5 aprile 2019
Tesla crolla in Borsa
new york
Tesla frena sulle strade americane e si imbatte in drammatici “ingorghi” in Cina e Europa. Un “incidente” di percorso che ha acceso i riflettori di Wall Street sulle sfide irrisolte al cospetto del leader dell’auto elettrica: il titolo ha bruciato ieri fino all’11% sull’onda di una delusione nelle consegne, scese nel primo trimestre a 63.000 vetture tra nuove Model 3 di massa e precedenti modelli di lusso Model S e X. Da metà gennaio le azioni del gruppo, che ha una market cap di 46 miliardi, hanno ormai ceduto oltre un quinto del loro valore.
La misura della nuova delusione, che minaccia di tradursi in significative perdite di bilancio quando questo sarà svelato nelle prossime settimane, è data dal confronto con le previsioni medie della vigilia: l’attesa, già ridimensionata, era di fino a 76.000 auto consegnate. La flessione sequenziale, rispetto cioé al trimestre subito precedente, è stata invece più pronunciata di quanto temuto, pari al 31%, la prima in due anni e la peggiore nella storia del gruppo di Silicon Valley capitanato da Elon Musk. Anche le Model 3 consegnate, il nuovo gioiello, sono state 50.900, in calo del 20% dagli ultimi tre mesi del 2018 e meno delle 54.600 previste. Le difficoltà nel far fronte a obiettivi e domanda hanno sollevato esplicite critiche e preoccupazioni non solo tra investitori ma tra analisti. Rbc, citando gli ostacoli nel debutto estero del Model 3 avvenuto proprio negli ultimi tre mesi, ha denunciato il passo falso come sintomatico di una «continua carenza di pianificazione e programmazione da parte dell’azienda».
Le preoccupazioni non sono state esorcizzate da nuove promesse dell’azienda. Tesla, che registra le entrate dalle vendite alla consegna, ha confermato pronostici compresi tra le 360.000 e 400.000 vetture per l’intero anno. E verso la fine del trimestre scorso ha riportato un’accelerazione, in Cina e Europa, che vede oltre diecimila veicoli al momento ancora “in transito” e che dovrebbero rafforzare la performance del secondo trimestre. L’azienda, appesantita dal debito, ha inoltre assicurato di avere sufficienti risorse di liquidità per continuare a operare normalmente.
Tesla ha di recente risentito, sul mercato americano, di una riduzione degli incentivi federali agli acquisti di auto elettriche, dimezzati a 3.750 dollari e destinati a sparire l’anno prossimo. Ha risposto con ripetuti tagli dei prezzi del Model 3, sceso a 35.000 dollari. Ma i problemi maggiori di gestione sono affiorati nella produzione e nelle deliveries per le piazze internazionali: qui si è verificato un grave accumulo di consegne arretrate, con solo metà degli ordini complessivi completati al 21 marzo, a soli dieci giorni dalla conclusione del trimestre. La società è inoltre reduce da ripetute polemiche sulla solidità della strategia come sulla stabilità della leadership. Musk è finito al centro di inchieste della Sec per tweet impropri che potrebbero aver violato prima le regole del mercato, poi l’impegno a desistere da simili comportamenti. E in un clima di confusione Tesla ha deciso la chiusura dei suoi punti di vendita fisici per mantenere soltanto una rete di vendita online.