Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2019  aprile 04 Giovedì calendario

Intervista a Michela Murgia

Michela Murgia, scrittrice, è nata  a Cabras (Oristano).
Michela Murgia è una scrittrice combattiva, un “centravanti” che non ha paura di usare i gomiti per difendere le idee e le parole, ed è sarda. Il suo ultimo libro è Istruzioni per diventare fascisti. Scusi, ma la Sardegna è diventata razzista? «La mia terra è molto cambiata, alle urne come allo stadio. La Lega e il Partito Sardo d’Azione hanno appena stravinto le elezioni, e dire che qui cinque anni fa i leghisti in pratica neanche esistevano». Un popolo di emigrati e spesso di dominati può mutare pelle in questo modo, e in così poco tempo? «CasaPound ha aperto la sua seconda sede a Cagliari: il radicamento di fascisti e razzisti sul territorio procede molto velocemente. E non è ideologia, ma sfruttamento organizzato della paura». Che effetto le ha fatto vedere un ragazzo italiano con la pelle scura insolentito in quel modo? «In pochi giorni, Kean è passato da eroe in maglia azzurra a sporco negro. Salvini continua a negare che lo ius soli sia una priorità, prende in giro i ragazzini del pullman in fiamme e contesta pure la classifica di Sanremo perché, appunto, gli italiani siamo noi. E questo è il risultato». Un coro classico della violenza ultrà è “non ci sono negri italiani": a occhio sta uscendo dalle curve per invadere altri spazi. «Quella cosa, in tanti l’hanno sempre pensata ma non potevano dirla. Adesso invece se ne vantano, la gridano perché è programma di governo». C’è anche chi accusa il giovane Kean di essere un provocatore. «Non esiste. Ha ragione Balotelli: i buuu razzisti non hanno mai attenuanti». Il presidente del Cagliari a caldo ha parlato di moralismo. «Quello stadio è recidivo, ma l’altra volta il presidente aveva difeso Matuidi, il calciatore avversario offeso, questa volta invece ha accarezzato la schiena dei tifosi. Anche questo spiega come il vento sia cambiato». È ancora la vecchia storia secondo la quale c’è sempre qualcuno più meridionale di noi? «Noi sardi abbiamo poco, dunque la strategia della paura qui funziona meglio: perché se temi che lo straniero arrivi e si prenda quel poco, allora vuol dire che nella tua testa si prenderà tutto». Vale per la Sardegna, e forse per l’intero meridione. «Mi spiace, ma devo tornare a Salvini: nel momento in cui un ministro dell’Interno e vice-premier governa con l’idea che chi arriva dal mare è un predone e va rimandato indietro, anzi lasciato in acqua, vale tutto. È una triste guerra tra poveri alimentata dal nuovo fascismo». Il calcio in tutto questo cosa c’entra? «Non mi pare sia mai stato un modello di fair play. La cronaca degli ultimi mesi racconta violenza, machismo e omofobia». Eppure nello stadio di Cagliari esiste un settore dedicato ai bambini, esempio unico in Italia. «Illusione ottica, perché i piccoli imparano da quello che vedono, allo stadio e purtroppo a casa». Murgia, dopo il “fascistometro” pensa di creare anche un “razzistometro”? «È un’idea».