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 2019  aprile 04 Giovedì calendario

Dietro la rivoluzione dell’auto elettrica ci sarà un’autentica ecatombe di operai

L’enorme scala degli investimenti globali sull’auto elettrica mostra un’apparente anomalia: l’offerta supererà la domanda. Tutte le case annunciano una grande varietà di modelli solo elettrici nel prossimo triennio. Ma in questo arco di tempo è improbabile, pur non impossibile, che vengano create in numero sufficiente le infrastrutture di ricarica. Inoltre è difficile che in 3-5 anni si trovi un modo per allungare la percorrenza delle auto a batteria dagli attuali circa 350 km reali per le migliori (anche se pubblicizzano durate maggiori teoriche) ad almeno 500, soglia che sembra essere quella di tranquillità psicologica per un conducente intercity.Infatti alcuni produttori che stanno sovrainvestendo sull’elettrico stimano che solo il 25% delle vetture sarà a trazione pienamente elettrica nel 2025-26 mentre il resto rimarrà con motorizzazioni ibride o tradizionali. Ma gli investimenti in atto diventerebbero sostenibili solo se tale percentuale fosse maggiore. In sintesi, negli scenari di settore c’è un’anomalia. Ma non è credibile che i produttori non la vedano. Pertanto c’è ancora molto di non detto da capire.
Ipotesi. La narrazione standard recita che il timore di nuove ecomulte e la difficoltà di portare i motori termici al rispetto di ecostandard più stringenti, sia il motivo dell’accelerazione dell’elettrico. Ma le motorizzazioni ibride potrebbero risolvere questo problema. Perché allora tanta enfasi sul solo elettrico? Forse perché è un prodotto di costruzione più semplice? Forse perché l’irruzione di Tesla nel mercato, pur con i suoi guai produttivi, ha mostrato che nuovi marchi auto possono fiorire in poco tempo e trovare gradimento?
Forse perché il profitto da veicoli elettrici, caricati di elettronica robotizzante, promette margini del 15% contro il risicato 5% medio delle produzioni tradizionali? Forse perché auto elettriche a basso costo avranno il volano dell’enorme mercato interno cinese, dove è previsto uno sviluppo rapido delle infrastrutture e dei veicoli, che darà loro supercompetitività globale, inserendo nello scenario «mobilità» anche un tema geopolitico, non escludibile motivo dell’accordo Ford-VolksWagen?
Bisogna approfondire, ma si può ipotizzare che l’ecomotive sia anche o più una scusa per accendere un tecnomutamento competitivo e di riduzione costi. Ai megainvestimenti corrisponde infatti il licenziamento di un gran numero di addetti non più necessari per i più semplici veicoli elettrici. Poiché sono circa 13 milioni i lavoratori nel settore auto e indotto in Europa, il tema va seguito con visioni sistemiche.