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 2019  aprile 04 Giovedì calendario

Il figlio di Tria, skipper della ong Mediterranea

«Mettete giubbotti e caschetti. Pronti al soccorso». Un fragoroso applauso copre la voce del giovane uomo al timone della barca a vela. Ha appena ricevuto le coordinate del gommone carico di migranti da andare a salvare. È la prima volta per la Mare Jonio ed è la prima volta per lui.” Triglia” è il suo soprannome che storpia quel cognome che ha badato a tenere riservato, Tria. Perché chi il 18 marzo, sulla barca a vela di appoggio, comunica all’equipe di volontari di Mediterranea Saving Humans il via alla missione di salvataggio di quei 50 migranti che, lo sa bene, il governo farà di tutto per non far entrare in Italia è il figlio del ministro dell’Economia di quel governo. Stefano Paolo Tria, 38 anni, skipper ormai quasi di professione che ha deciso, nonostante il padre, di mettere la barca a vela con cui lavora, la Raj, a servizio della Ong impegnata nei salvataggi nel Mediterraneo. Per lui, quella di marzo, è la seconda missione, ma è la prima in cui vengono presi a bordo migranti, il guanto di sfida che Mediterranea lancia al governo, nave italiana, difficile da tenere fuori da quei porti italiani che Salvini vuole chiusi, con equipaggio italiano. Di cui Tria junior ( in anonimato per evitare imbarazzi) fa parte.
Anonimato impossibile da mantenere soprattutto se i nomi delle persone a bordo finiscono in un verbale della Guardia di finanza di Lampedusa incaricata dal Viminale di fermare la Mare Jonio al limite delle acque territoriali italiane. «Che importa chi sono o di chi sono figlio? Importa quello che faccio», lo sfogo di getto di Stefano Paolo Tria quando ieri è venuto fuori il suo nome. Che allunga la lista di quei figli, da Veronica Padoan ( figlia del predecessore di Tria all’Economia allontanata dalla polizia in Calabria per le sue proteste a sostegno dei migranti della tendopoli di San Ferdinando) a Maria Gandolfini (primogenita del leader del Family day che ha sfilato nella contromanifestazione di Verona) che prendono strade ben diverse da quelle dei genitori.
Ai coordinatori di Mediterranea Stefano Paolo Tria aveva chiesto il rispetto della sua privacy. E ieri, di fronte al silenzio dello skipper che ha preferito continuare a mantenere un profilo basso, la Ong si è limitata a dire: «Non ci siamo mai posti il problema di chi ognuno di noi sia figlio o parente, ma di cosa possiamo fare per salvare quante più vite umane possibile. Stefano Tria è uno di noi e fa quello per cui Mediterranea è nata: salvare e salvarci da questo orrore».
Nessun attivismo politico, nessun rapporto diretto con il leader del movimento no global Luca Casarini, capomissione della Mare Jonio, conosciuto in mare. A Mediterranea Stefano Paolo Tria approda schiacciando il bottone” Sali a bordo” sulla homepage della piattaforma, si candida skipper: vent’anni a bordo di barche a vela d’altura, la traversata del Pacifico, la sua esperienza al timone delle imbarcazioni del progetto Archeosail nelle crociere tra i siti archeologici nel Mediterraneo. Un mare nel quale adesso ha scelto di stare dalla parte di chi salva vite umane.