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 2019  aprile 04 Giovedì calendario

Dracula 4.0

Il signore della notte è tornato più vitale che mai, e non stupisce, dato che il vampiro Dracula, creato nel 1897 dalla penna di Bram Stoker, ispiratosi alla figura del quattrocentesco Principe di Valacchia Vlad Tepes, è immortale. Sicuramente è immortale il suo mito: in poco più di un mese sono usciti Il conte incubo (Odoya) di Franco Pezzini, ponderoso saggio in cui lo studioso torinese raccoglie la prima parte delle sue lezioni sul Dracula di Bram Stoker (il secondo e ultimo volume uscirà per Halloween), il romanzo Dracula ed io (Tea) dove Gianluca Morozzi porta il conte nella Bologna del XXI secolo, lo speciale a colori di Dylan Dog Gotico inglese (Bonelli) in cui l’Indagatore dell’Incubo ideato da Tiziano Sclavi affronta Dracula nella Londra ottocentesca (in due storie, scritte rispettivamente da Giulio Antonio Gualtieri e Fabrizio Accatino e disegnate da Stefano Landini e Fabrizio Des Dorides), e Vlad (Feltrinelli Comics), primo volume di una trilogia di libri a fumetti (scritta da Matteo Strukul e disegnata da Andrea Mutti) dedicata al Dracula storico, il sanguinario principe Vlad Tepes.
Non solo: il signore dei vampiri è arrivato anche a teatro. Da ieri all’Ambra Jovinelli di Roma fino al 14 aprile va in scena Dracula, con regia di Sergio Rubini (anche protagonista, con Luigi Lo Cascio) e adattamento dello stesso Rubini insieme a Carla Cavalluzzi. «Dracula è un mio vecchio amore - spiega Rubini - , mi ha sempre affascinato, perché rappresenta il male in assoluto, che ci travolge, che ci seduce... Nello spettacolo ho cercato di renderlo il più profondo possibile e quindi uscire dall’iconografia classica del vampiro. Il motivo è quello di far soffermare lo spettatore sull’inquietudine che rappresenta nella quotidianità la paura della morte. I giovani di oggi sono ancora più timorosi verso la fine della vita, proprio perché sono abituati a una tecnologia giunta a livelli della perfezione, ma non onnipotente».
I motivi 
Sarà questo uno dei motivi per cui la figura del vampiro continua ad affascinarci? ‹‹Il ritorno di Dracula è stato sempre a cicli più o meno trentennali – dice Pezzini, adesso al lavoro anche su un’edizione del romanzo per i Draghi Mondadori, di taglio diverso rispetto ai volumi Odoya - Basta guardare alla storia del cinema: troviamo il conte Dracula di Bela Lugosi del 1931, quello di Christopher Lee del 1958, quello di Gary Oldman dal film di Francis Ford Coppola del 1992: più o meno uno per generazione››. 
Stesso discorso si può fare per il teatro. C’è infatti un’illustre tradizione di resurrezioni del vampiro su palcoscenico, a partire dalla versione popolare di Hamilton Deane poi rivista da John L. Balderston per Broadway e che a tutt’oggi viene riproposta con adattamenti. «Ma c’è anche un altro filone, quello delle letture “nuove”, che spesso offre trasposizioni splendide – aggiunge Pezzini -. D’altronde Stoker era uomo di teatro, prima critico e poi impresario, e il suo sogno era probabilmente quello di un Dracula teatrale». 
Il primo vampiro
A volte la sopravvivenza del vampiro è anche un mistero, come è giusto che sia. E come è stato per Dracula ed io. L’idea infatti è venuta a Morozzi quando - dopo aver parlato in pubblico di Il vampiro di Franco Mistrali, primo romanzo vampirico italiano del 1869, trent’anni prima di Dracula - aveva visto sui portici bolognesi un signore distinto, con un lungo cappotto e un cappello in pieno luglio. 
Il libro mescola i generi con ironia, incrociando l’era vittoriana con l’universo dei fumetti della Vertigo, la divisione per «lettori maturi» della DC Comics. D’altronde, dice Morozzi, classe 1971, ‹‹leggere la Vertigo nel suo momento migliore all’età giusta è come avere vent’anni quando nasce il grunge, ti lascia un segno indelebile». Così Dracula è un gentleman fascinoso che un po’ somiglia a Robert Downey Jr. e un po’ ricorda il Signore dei Sogni Sandman creato da Neil Gaiman. Sfrutta l’ombra dei portici bolognesi per girare indisturbato anche di giorno e, oltre al sangue, ama il buon vino. Una volta ogni cento anni torna a Bologna per giocare a scacchi con un rivale misterioso e vive in un palazzo dove abitano quattro personaggi noti di Morozzi: lo scrittore mezzo fallito Lajos (uno degli alter ego dell’autore)e i suoi amici il biker, l’Orrido e la Betty , apparsi per la prima volta in L’era del porco (2005). Altra coincidenza: Lajos, come Morozzi, è un fan della serie tv di fantascienza Doctor Who. E per fine anno uscirà la versione tv di Dracula, scritta da Steven Moffat, a lungo showrunner di Doctor Who. 
Insomma, per liberarsi di questo Dracula ci vuole altro che Van Helsing: ‹‹Dracula è (a suo modo) un’opera-mondo, tra religione e scienza, politica, economia, dibattiti sociali - conclude Pezzini -. Unisce istanze, miti, sogni e paure dell’età vittoriana ed eterni». Proprio come un vampiro.