La Stampa, 4 aprile 2019
Kirill Petrenko, il direttore d’orchestra anti-divo
Rinunciate a cercarlo sui social oppure in pagine web sue. Piuttosto, in aprile lo vedrete e ascolterete anche in Italia unicamente sul podio. Kirill Petrenko, siberiano quarantasettenne cresciuto in Austria, è l’antidivo per eccellenza, il contrario del direttore d’orchestra quale figura autoritaria. A fine agosto sarà ufficialmente a capo dei Berliner Philharmoniker, l’orchestra più famosa in Europa, ma nel frattempo continua in umiltà a mantenere i rapporti con quei complessi che scoprirono il suo talento, anche nel nostro Paese: l’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai a Torino e quella dell’Accademia di Santa Cecilia a Roma. Qui, da oggi fino a sabato, Petrenko dirigerà la Nona Sinfonia di Beethoven, il brano simbolico con cui entrerà in carica ai Berliner; a Torino sarà, invece, il 26 e 27 aprile.
Non leggerete interviste con lui perché non ne rilascia; evita le conferenze stampa e i contatti con i media, è timidissimo: in un mondo iperconnesso in cui tanti artisti anche classici vanno in cerca di casse di risonanza, Petrenko è l’apostolo dell’arte pura e incontaminata da ciò che le è esterno.
Dialoga solo con i musicisti, più attraverso i suoni che con le parole. Ben l’ha inteso il coro di Santa Cecilia: per cantare con lui ha sospeso lo sciopero proclamato contro la riduzione dell’organico. Il maestro torna all’Accademia per la terza volta dal 2010, ma già nel 2001 - dopo il debutto al Maggio Musicale Fiorentino l’anno precedente - l’Orchestra della Rai l’aveva scritturato a Torino al posto del compianto Giuseppe Sinopoli nel Cavaliere della rosa di Strauss: il direttore artistico Daniele Spini ebbe fortuna nel trovare quel ragazzo che stava facendo furore nell’Anello del Nibelungo di Wagner in un teatro di nobile provincia tedesca come quello di Meiningen.
A tale debutto, che La Stampa anticipò per prima, seguirono negli anni altri quattro concerti a Torino, la città in cui Petrenko ha diretto più spesso in Italia e dove tornerà con un programma sottile: la Sinfonia Eroica di Beethoven e il poema sinfonico Vita d’eroe, composto da Strauss novant’anni dopo richiamandosi a quella anche nella tonalità di mi bemolle maggiore.
Con lo stile del musicista bavarese Petrenko ha familiarità, essendo fino al 2020 Generalmusikdirektor alla Bayerische Staatsoper di Monaco: qui ha portato un nuovo rigore, ottenendo alcune prove per gli spettacoli di repertorio, altrimenti mandati in scena direttamente. Pur nell’olimpo della musica, non si è mai montato la testa. Ancora dirige con regolarità l’Orchestra sinfonica del Vorarlberg, complesso della regione austriaca in cui suo padre violinista suonò dopo essere lì emigrato con la famiglia: su quel podio il giovane Kirill riscosse i primi successi, ricambiati fino ad oggi con gratitudine.