La Stampa, 4 aprile 2019
Così Churchill e Stalin si divisero l’Est Europa
Un foglio che Churchill avrebbe voluto bruciare perché nessuno mai lo vedesse, è in mostra da oggi ai London National Archives. È il «Naughty Document», l’appunto sconveniente con il quale, nell’ottobre del 1944, il primo ministro britannico e il dittatore sovietico Iosif Stalin si divisero le rispettive sfere di influenza in Grecia e nei Paesi dell’Est europeo, in previsione dell’ormai sicura sconfitta di Hitler.
Lo aveva vergato lo stesso Churchill, al termine di una cena al Cremlino, alla quale avevano partecipato anche i due ministri degli Esteri, Anthony Eden e Vjačeslav Molotov. La cena, come piaceva a Stalin, era durata alcune ore: si era bevuta vodka bianca alternata a quella gialla e alla fine era stata aperta una bottiglia di whisky. Dopo avere acceso l’ennesimo sigaro della giornata, Churchill aveva scritto su un foglio i nomi dei Paesi dell’Europa centrale, ponendo di fianco a ognuno la percentuale di influenza che Londra e Mosca avrebbero dovuto esercitare dopo la guerra.
Stalin teneva molto alla Bulgaria e alla Romania, Churchill voleva la Grecia ed era disposto a concedere molto per averla. Scrisse: Ungheria 50/50, Romania 10/90, Bulgaria 25/75, Grecia 90/10, Jugoslavia e Slovenia 50/50. Mostrò il foglio a Stalin, che lo lesse senza commenti e vi appose un segno di visto con la matita blu proprio sopra la ripartizione della Romania, quella che gli piaceva di più.
Dopo un lungo silenzio, Churchill espresse la preoccupazione che la storia avrebbe potuto giudicarli cinici per avere deciso in quel modo cose tanto gravide di conseguenze, e propose di bruciare il foglio. Stalin rispose: «No, tenetelo voi», e così fece.
«É incredibile – ha detto al Telegraph Mark Dunton, il curatore della mostra “Cold War Revealed” – che il destino di milioni di persone sia stato deciso con un tratto di penna in un incontro casuale, dopo una riunione notturna conclusa bevendo whisky». Lo pensava anche Churchill: fu lui a battezzare il foglio «The Naughty Document», anche se continuò a difendere la necessità di quella missione a Mosca, che il presidente americano Roosevelt aveva permesso, ma non approvato. In quei mesi, il premier britannico non parlava quasi più di Hitler, ma solo di Stalin e dei Paesi dell’Est europeo per i quali «la Russia era una liberatrice e il comunismo il vangelo che essa recava».
È logico, aveva confermato Stalin al leader jugoslavo Tito, «che chi occupa militarmente un territorio vi importi anche il proprio sistema sociale: non può essere che così».
Churchill aveva pensato davvero di poter limitare l’influenza sovietica con un accordo di spartizione, ma aveva sottovalutato la diffidenza che Stalin nutriva nei suoi confronti: «É il tipo di persona – diceva - che se non stai attento ti ruba le monetine dalla tasca». L’intesa del «Documento sconveniente» finì nel nulla, travolta dalla crisi di Berlino del 1948-49, dal deterioramento dei rapporti tra Russia e Alleati e dall’inizio della Guerra fredda, che invece di limitare l’influenza dei due blocchi ad alcuni Stati dell’Europa centrale, divise a metà il mondo intero.