Corriere della Sera, 4 aprile 2019
Il regalo dell’India alla democrazia
Non è facile essere una grande democrazia. Anche logisticamente. In India è un esercizio straordinario. Sin dal giorno, anzi i giorni, delle elezioni. Il prossimo 11 aprile, giovedì, si comincia a votare per la formazione del parlamento nazionale, il Lok Sabha. I risultati si sapranno solo il 23 maggio: le urne saranno infatti aperte in sette diverse giornate, l’ultima delle quali il 19 maggio, una domenica. La maggiore democrazia del mondo per popolazione, infatti, non vota tutta assieme ma va ai seggi in diversi momenti, con la divisione effettuata per criteri geografici. Lo Stato più popoloso, l’Uttar Pradesh (200 milioni di abitanti), è per esempio diviso in circoscrizioni e in tutte e sette le giornate un gruppo di esse andrà al voto. Lo stesso vale per il Bengala. Nel meno popoloso Jammu and Kashmir (12,5 milioni di abitanti) ma logisticamente complicato si va alle urne nelle prime cinque giornate. A Delhi (17 milioni di abitanti) si vota solo il 12 maggio, domenica. Il problema è dare la possibilità ai quasi 900 milioni di elettori (nel 2014 ha votato il 66,4% degli aventi diritto) di esprimere la propria preferenza. Impresa non facile anche per loro. Innanzitutto, si tratta di raggiungere i seggi, ragione per la quale ce ne saranno in tutto più di un milione, per fare in modo che la distanza massima di un indiano dalla stazione elettorale non superi i 2,4 chilometri: importante soprattutto nelle campagne. La scelta del voto sembra apparentemente semplice, dal momento che i maggiori partiti nazionali sono due, il Bharatiya Janata Party (Bjp) guidato dall’attuale primo ministro Narendra Modi e il Congresso guidato da Rahul Gandhi, figlio di Sonia, nipote di Indira Gandhi e pronipote del primo premier dell’India indipendente Jawaharlal Nehru: in realtà, nei 29 Stati e sette territori dell’Unione Indiana si presentano 1.841 partiti, per oltre ottomila candidati ai 543 seggi del Lok Sabha (chi prende più voti vince il mandato del collegio). Nella cabina elettorale – per aiutare anche a chi non sa scrivere e per limitare le possibilità di broglio – saranno in uso più 1,1 milioni di macchine elettroniche che saranno aperte solo il 23 maggio: a ogni simbolo di partito sarà abbinato un pulsante blu. L’impresa costerà più di cinque miliardi di dollari. È così che ogni quinquennio l’India fa il più gran regalo alla democrazia.