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 2019  aprile 04 Giovedì calendario

Biografia di Stefano Buffagni

Dopo dieci minuti di colloquio, la mette giù così: «Il ministro Tria non è in discussione». Pausa. «Per il momento».
Ha 35 anni, si chiama Stefano Buffagni ed è il grillino più potente di Palazzo Chigi (ufficialmente sarebbe sottosegretario agli Affari Regionali: ma, come vedremo, ha altro a cui pensare).
Tracce di leggenda: non si separa mai da una cartellina rossa in cui conserva i dossier più delicati del Paese. 
Tracce di verità: dove c’è una poltrona da assegnare – Consob, Inps, Cdp, Fincantieri, Bankitalia – c’è lui. Molto amico di Giancarlo Giorgetti, sempre in contatto con il premier Giuseppe Conte, per anni legatissimo a Gianroberto Casaleggio, ora legato al figlio Davide e, perciò, assai ascoltato da Luigi Di Maio.
Tracce di attualità: uscendo da una riservatezza monacale, negli ultimi dieci giorni ha sferrato due attacchi durissimi. Il primo, alla Lega, per la partecipazione al Forum delle famiglie a Verona; il secondo, al ministro Giovanni Tria. 
«Francamente, in questi giorni, con Tria avremmo preferito parlare di Def, di risparmi bancari, e invece siamo stati costretti ad affrontare un altro, sgradevole genere di argomenti: quello relativo al ruolo della dottoressa Claudia Bugno».
Tria ha detto ieri a Federico Fubini sul Corriere: «Ho subito un attacco spazzatura sul piano personale».
«Io credo che Tria si riferisse ad alcuni articoli pubblicati dal Fatto e da La Verità… In ogni caso, dev’essere chiaro che noi non abbiamo l’abitudine, nelle vicende politiche, di attaccare i familiari dei nostri interlocutori. Insomma, per capirci: certe brutte cose non sono uscite dall’intelligence del Movimento».
Anche lei, comunque, è stato durissimo.
«Ho detto ciò che penso: noi non riteniamo idonea la dottoressa Bugno per ricoprire un certo ruolo. Io sto ancora qui a cercare di capire come sia stato possibile indicarla per StMicroelectronics… Quella non è una poltrona di spartizione, quella è una postazione strategica dove deve finire una persona competente. Punto».
Quindi lei…
«No, aspetti: e la Bugno, mi chiedo, sarebbe competente? Ha un curriculum adatto? Noi del Movimento, con la nostra storia, potevamo accettare la sistemazione, su quella poltrona, di una signora che ha persino preso una multa perché coinvolta nelle tragiche vicende di Banca Etruria?».
Il ministro Tria dice che certe intimidazioni non passeranno.
«Tria, Tria… Io non lo voglio nemmeno sapere perché la dottoressa Bugno si muova con tanta disinvoltura, perché vada in giro a dire si fa così, si fa colà, perché parli a nome del ministro…». 
A voi, la sensazione è questa, il ministro Tria non piace a prescindere.
«Gliel’ho detto prima: lui non è in discussione, in questo momento».
Non vi piace, non lo sopportate: e, probabilmente, non avete il coraggio di sfiduciarlo perché sapete che con un governo così litigioso, così traballante e molto incerto in materia di economia, trovare un sostituto adeguato sarebbe forse impossibile.
«Noi non sopportiamo chi lavora per interessi personali e non pensando agli interessi del Paese. Aggiungo che quando poi Tria prova a ricattarci, beh, non è il massimo».
Sta dicendo una cosa grave.
«Senta: Tria, al momento, ha la fiducia del Parlamento. E io ovviamente rispetto sia la volontà del Parlamento, sia quella del Capo dello Stato».
Le parole di Buffagni sono queste. Pronunciate da chi sa che può essere netto, forte, minaccioso. Sensazione: Buffagni è abbastanza sicuro che la vicenda con Tria e la sua consigliera non sia ancora da considerare chiusa. Dove possa portare, poi, probabilmente non lo immagina però con precisione ancora nemmeno lui.
E dev’essere così.
Perché Buffagni, in questa fase, è l’uomo del Movimento che decide e sa (il legame con la Casaleggio Associati, come dicevamo, era e resta assai intenso).
Colpiscono alcuni dettagli: così giovane e già così abilissimo a cambiare tono di voce (da gelido e tagliente a complice e divertito). Attentissimo ai rapporti con i giornalisti: chiami e risponde, trova sempre cinque minuti. Spregiudicato se serve, prudente di istinto, cinico, veloce nel decidere. Pochi passaggi televisivi, poche foto, quasi mai al ristorante, mai nei salotti.
Schegge di curriculum: nasce a Milano, cresce a Bresso (periferia nord), tiene a far sapere che a 4 anni era in una piscina a nuotare, si laurea in Economia e management per l’impresa alla Cattolica, attivista a Cinque Stelle dal 2010, tre anni dopo in consiglio regionale, poi una moglie e un figlio.
Una cosa che preferisce non raccontare: quando può, con altri volontari va nei reparti pediatrici degli ospedali e cerca di far sorridere i bambini travestendosi da clown.
Una cosa che nessuno osa dirgli – puoi avere 35 anni, ma se sei già potente, te li trovi sempre tutti chini: ha un taglio di capelli anni Ottanta e indossa abiti da berluscones del tempo che fu (ma il sospetto è: uno così, lascia qualcosa al caso?).