il Giornale, 4 aprile 2019
Zingaretti cerca i voti al Sud
Liste aperte per il Pd ma orfane di un capolista. Il neosegretario Nicola Zingaretti è alla ricerca della testa d’ariete al Sud. Chiusa la partita al Nord, con la coppia Carlo Calenda (capolista Nordest) e Giuliano Pisapia (Nordovest), Zingaretti non ha ancora individuato il nome su cui puntare per la battaglia elettorale nel Mezzogiorno. Nella fascia centrale, l’idea sarebbe quella di affidare la guida a un esponente dell’area moderata.
Ma la vera sfida è nel Sud, dove il Partito tenterà il sorpasso sui 5 stelle. Dopo il no di Lucia Annunziata, l’area che fa capo all’ex ministro della Giustizia Andrea Orlando vorrebbe puntare sullo scrittore napoletano Maurizio De Giovanni: un profilo vicino agli scissionisti di Mdp, che permetterebbe a Zingaretti di superare anche il veto di una parte del Pd sul rientro nel Partito dell’ala bersaniana. La missione dell’autore de I Bastardi di Pizzofalcone, libro da cui è tratta la fiction Rai, sarà quella di trasformare un successo letterario in un capolavoro elettorale. De Giovanni, al momento, non ha declinato l’offerta ma attende che la trattativa entri nel vivo. Anche perché il leader Dem, che ieri ha annunciato la nascita di una fondazione che affiancherà il partito, avrebbe in mente un’altra soluzione per la casella di capolista: l’ex segretario generale della Cgil Susanna Camusso. Una candidatura che però ha fatto venire i brividi ai polsi agli esponenti della componente moderata e renziana. A cominciare dall’ex ministro Calenda, che in questa fase sembra aver sposato il nuovo corso zingarettiano. La carta Camusso servirebbe al segretario per sancire definitivamente la pace con il mondo sindacale, che nell’era renziana ha scelto la strada del confino. Al Nazareno per la guida della lista nel Sud è circolato anche il nome del magistrato Raffaele Cantone, presidente dell’Autorità Anticorruzione. La risposta, per ora, è stata identica a quella di Lucia Annunziata: un no secco. Dunque, la scelta, almeno nel Mezzogiorno, sembra ristretta a due nomi: De Giovanni o Camusso. Due nomi che dovrebbero marcare la differenza netta con la stagione della rottamazione dell’ex sindaco di Firenze. L’operazione va avanti tra ostacoli e malumori. Ieri, Lorenzo Guerini, renziano della prima ora, ha messo le mani avanti: «Intesa con MdP? Nulla da aggiungere a quel che diciamo da giorni: abbiamo dato il nostro ok alla proposta di Zingaretti per lavorare a una lista aperta e larga senza, per usare le parole del segretario, riportare le lancette all’indietro. Mi sembra siano parole chiare. Si tratta di essere coerenti rispetto a quanto si eè detto. Senza ambiguità».
Meno complicate le trattative al Nord. Zingaretti, dopo l’ok di Calenda e Pisapia, incassa la disponibilità di Pierfrancesco Majorino, assessore alle Politiche Sociali di Milano: «Sono pronto, perché credo che si debba dare tutti il massimo e metterci la faccia per far vincere un’Europa democratica e per contrastare quell’Europa dell’odio e per una Brexit all’italiana che serpeggia dalle parti della Lega».