Libero, 3 aprile 2019
Biografia di Carmen Dell’Orefice
Carlo Gragnani diceva: «In vecchiaia tutto diventa lontano, anche la stanza accanto». È sorprendente il modo in cui Carmen Dell’Orefice smentisce questo luogo comune dimostrando che, ad ottantasette anni, nulla è per lei così distante da non poter essere raggiunto a bordo dei più vertiginosi tacchi a spillo. Neppure la passerella. Classe 1931, la Dell’Orefice ha al suo attivo oltre settant’anni di una carriera da indossatrice iniziata sin da giovanissima, quando la moglie di un celebre fotografo la notò alla fermata del bus e le propose di posare per il marito. Da lì l’ascesa: nel 1946 Vogue le dedica una cover che passerà alla storia come la copertina che ritrae la modella più giovane mai immortalata dal giornale. Era appena quindicenne. E se al secolo, a darle popolarità, ha contribuito la sua nomea di top model acerba, oggi, il principale ritorno di immagine, le deriva invece da una vecchiaia che, oltre a non ostacolarla nel lavoro, rappresenta per gli stilisti il valore aggiunto che li spinge a contendersela. Corpo affusolato, collo modiglianesco e turgore fisico sono le caratteristiche che rendono incomparabile la straordinarietà di questa donna, ma ad esse se ne aggiunge una che tante novelline non saranno mai in grado di emulare, quella di un fascino conturbante che riempie lo spazio in maniera proporzionalmente inversa al modo in cui il suo corpo sottile lo lascia vacante. questione d’esperienza Cos’è “vecchio”? Un cappello può esserlo, una scarpa, ma non una donna, soprattutto quando ella ha imparato a non identificarsi nella sua età, bensì nell’esperienza conseguita; e quella di Carmen non è certo poca: la sua infanzia è trascorsa all’insegna della sofferenza e dalle privazioni, tanto che, la fame mai sfogata negli anni dello sviluppo, l’ha congelata in un corpo dalle fattezze androgine ed aghiformi, il quale ha determinato la sua affermazione di top model con la stessa disinvoltura con la quale ha annientato i suoi promettenti sogni giovanili di ballerina, ai quali si è scoperta incapace di dare continuità per una cagionevolezza dovuta proprio alla denutrizione ed all’umidità della casa fredda e dimessa nella quale fu costretta a crescere. agilità fisica Ma quell’agilità fisica persa a causa delle febbri mal curate la ritroverà sulla passerella, sfilando per le più apprezzate firme di haute couture: Galliano, Newton, Valvo, Gaultier, Mugler e Ferretti. Da sagace imprenditrice di se stessa, Carmen, che nella sua carriera può vantare anche ruoli come attrice, non si è limitata al solo promuovere le mode in voga, ma ne ha lei stessa diffuse di nuove, ispirando tanti giovani che, nello sfoggiare le proprie argentee chiome, non sanno di come sia stata proprio lei ad incoraggiare per prima questa tendenza, alla quale ha tenuto fede sin da giovanissima, esibendo una capigliatura cinerina che, negli anni, è passata da una nuance ricreata dal parrucchiere ad un grigio imposto dalla terza età, attraverso una metamorfosi che si è resa impercettibile, un po’ come le ottantasette primavere celebrate lo scorso giugno.
AUTOIRONICA
Ma ella non si fa troppi problemi a ricondurre parte della sua eterna avvenenza alla sapiente mano del chirurgo, ed in un documentario del 2012 sulla vita delle top model, dichiara di essersi sottoposta ad una rinoplastica e a diverse iniezioni di silicone per rimpastare una struttura ossea pregiudicata dal tempo e dai trascorsi di miseria. Con una vena di autoironico sarcasmo, è così che giustifica gli occasionali ritocchini: «Se tu avessi il soffitto che cade in salotto non faresti una riparazione?». Quanto alla conservazione di tutto il resto provvede invece da sé, e per mantenersi al meglio suggerisce di praticare molto sesso e di amare senza limiti. Della pelle, invece, dichiara di prendersene cura, oltre che con le migliori creme, truccandola solo le volte in cui le circostanze lo impongono. Per il resto è megio lasciarla respirare.
NIENTE PAURA
L’avanzare del tempo non la spaventa, e nemmeno il concetto di morte ci riesce, tanto che, sollecitata a rispondere sull’argomento, affermò: «Negli ultimi anni, sia un uomo che ho amato profondamente che mia madre, sono scomparsi, e piano piano anche molti amici stretti. Ne ho tratto una filosofia ed ho capito che non posso trattenere le persone ma posso aiutarle a morire senza rimpianti. Non puoi apprezzare la vita se non ti prepari alla fine delle cose». E la dell’Orefice, in merito al suo di epilogo, ha già le idee abbastanza chiare: «Non credo al business da sepoltura e sono una donatrice di organi: ciò che di me può rivelarsi utile per qualcun altro lo si ricicli pure, quanto al resto, lo si getti nell’immondizia. M’importa solo di morire con i miei tacchi alti». E mentre di questi ultimi, dai quali pare non si separi mai, si può stimare un’altezza approssimativa di dodici centimetri, resta invece un mistero l’effettiva statura di uno charme senza tempo che, nella Dell’Orefice, disconosce qualsiasi unità di misura a noi familiare, quale centimetri, pollici e, soprattutto, anni.