Libero, 3 aprile 2019
Trump ha un problema con l’avocado
Un paio di giorni fa in visita a Canal Point, in Florida, Donald Trump aveva detto: «Il Messico ha le leggi per l’immigrazione più rigide al mondo. Fa un sacco di soldi con gli Stati Uniti, deve fermare la gigantesca carovana che sta attraversando il Paese. Potrebbero fermarla ma hanno deciso di non farlo. Se non lo fanno chiuderemo i confini per bel po’ di tempo. Non scherzo». E infatti è probabile che non scherzi. Del resto, per tenere il punto sulla situazione al confine è stato capace di mettere in atto lo shutdown più lungo di sempre (oltre un mese) e farsi accordare dal Pentagono un finanziamento da 1 miliardo di dollari per costruire il famigerato muro. Ora, mentre la crisi migratoria continua (a febbraio oltre 76mila persone sono entrate illegalmente negli Stati Uniti passando per il Messico), se la prende direttamente con le istituzioni messicane e intima allo Zocalo di prendere provvedimenti sia con le dure parole di Canal Point che con i fatti: ha già accelerato, infatti, l’invio di centinaia di funzionari al confine meridionale e sta espandendo la sua politica di rimpatrio dei richiedenti asilo verso il Messico. Sono in molti, tuttavia, a considerarlo un grande bluff, visto che chiudere il confine col Messico avrebbe ricadute drammatiche anche sull’economia a stelle e strisce, di cui il gigante mesoamericano è il terzo partner commerciale al mondo dopo Cina e Canada. La maggior parte del business interessa il settore dell’automotive (il Messico è il terzo più grande esportatore di automobili nel mondo e nel solo 2017 hanno oltrepassato il confine 2,4 milioni di veicoli), ma da qualche anno la dipendenza degli Stati Uniti dal Messico porta un altro nome: avocado. Il Messico riversa negli States quasi il 100% dell’oro verde che viene consumato negli Usa. Un giro d’affari da 2,5 miliardi di dollari che corrisponde a 800mila tonnellate di frutto da guacamole. Una contrazione metterebbe in ginocchio centinaia di piccole e medie imprese Usa del settore gastronomico. Oltre che in chiave economica, il mercato dell’avocado è strategico anche per tenere sotto controllo proprio l’immigrazione. Perché nello stato messicano del Michoacán, a pochi chilometri ad ovest di Città del Messico, dove viene raccolto il 45% degli avocados consumati in tutto il mondo, centinaia di migliaia di persone hanno rinunciato a migrare proprio grazie a questa nuova fonte di lavoro e reddito. Talmente importante che le coltivazioni locali dal 2013 sono protette da un esercito parastatale, i Cuerpos de Seguridad Pública de Tancítaro, delle milizie che si occupano di tenere a bada le infiltrazioni dei cartelli della droga. Senza le esportazioni di avocado in America, quasi tutti gli abitanti di un’intera regione messicana sarebbero costretti a fare fagotto e a iniziare la lunga marcia verso il confine.