Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2019  aprile 03 Mercoledì calendario

Un computer ha creato il Dna

Gli scienziati smanettoni che ci sono riusciti garantiscono che è un piccolo movimento di mouse ma un grande passo per l’umanità. Che sorgerà il sol dell’avvenire per la farmaceutica. Però a noi che della scienza abbiamo più rispetto che conoscenza, un po’ ci inquieta la notizia che un gruppo di supernerd dell’ETH (il Politecnico federale) di Zurigo abbia creato per la prima volta interamente al computer il genoma di un organismo vivente. La «nascita» è raccontata per filo e per segno sulla rivista PNAS. 
Uno scenario che sembra tratto da un episodio di Black Mirror – ma senza che necessariamente qualcosa vada storto come accade immancabilmente nella serie di fantascienza che strabilia pubblico e critica. Le cose sono andate così: gli scienziati svizzeri hanno preso un batterio «pacioccone», il Caulobacter crescentus, che si trova nelle acque sorgive e che dato il suo buon carattere e il suo essere totalmente innocuo viene spesso utilizzato come batterio modello dagli scienziati patiti del genere. Poi hanno preso il kit essenziale dei geni del batterio, che ne possiede 4mila ma solo 680 fondamentali per la sopravvivenza in laboratorio del mite esserino, e hanno sintetizzato chimicamente al computer questo «bignamino» genetico, creando 236 segmenti poi rimessi insieme come fossero tessere di un puzzle. Detto così sembra un gioco ma la verità è che non si è trattato di un’impresa semplice. Gli scienziati hanno dovuto tra le altre cose combattere quell’arcinoto vizietto che le molecole del Dna hanno di allearsi con altre sorelline a formare anelli o nodi che ostacolano o bloccano il processo di costruzione del genoma. Ma alla fine tutto è andato a posto ed è nato il gemello sempliciotto del Caulobachetr crescentus, detto Caulobachter ethensis -2.0, per servirvi. Anzi, per servirci,
Al di là degli aspetti etici e letterari, la faccenda ha infatti numerose conseguenze pratiche. «Grazie alla conoscenza che abbiamo acquisito – spiega Beat Christen, dello staff di scienziati che ha fatto la scoperta – sarà possibile migliorare il nostro algoritmo e sviluppare una versione 3.0 del genoma completamente funzionale». «Anche se la versione attuale del genoma non è ancora perfetta – aggiunge il fratello Matthias Christen, primo firmatario dello studio – il nostro lavoro mostra tuttavia che i sistemi biologici sono costruiti in modo così semplice che in futuro saremo in grado di elaborare le specifiche di progettazione sul computer in base ai nostri obiettivi e poi costruirli». Per farlo servono 120mila euro e un anno di tempo, uno scherzetto rispetto ai 40 milioni di dollari e ai venti anni necessari all’americano Craig Venter per arrivare undici ani fa a sintetizzare un genoma batterico artificiale per di più copia-e-incolla del genoma naturale a cui si ispirava, mentre quello di oggi riscrive completamente la sequenza di lettere del genoma artificiale rispetto a quella naturale, pur conservando l’identica funzione genetica.
Insomma, l’invenzione degli svizzeri appare come molto più fatidica di quella di Venter e non solo per la sua economicità. «Riteniamo – dice Beat Christen – che con questo genoma presto sarà anche possibile produrre cellule batteriche funzionali». Grazie a esse si potrebbero creare microrganismi sintetici da utilizzare per la produzione di farmaci innovativi, principi attivi, vitamine e vaccini.