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 2019  aprile 03 Mercoledì calendario

70 anni di Topolino

«Lo hai riletto almeno tre volte? Sicuro che sia tutto corretto quello che hai scritto? Guarda che i bambini si fidano di Topolino. E poi sono spietati, non vedono l’ora di prendere in castagna noi adulti: se trovano un errore ci inondano di letterine». Fiducia e dialogo continuo e costante con i lettori: ecco i due pilastri di Topolino, riassunti nella frase con cui, 25 anni fa, l’allora direttore Paolo Cavaglione accolse il mio primo articolo. Riassumendomi, in una frase, la filosofia con cui per settant’anni il giornalino ha fatto crescere intere generazioni, divertendo e informando. Narrando il mondo con gli occhi divergenti del fumetto. 
Settant’anni di storia, del Paese e di ognuno di noi, da quando il 7 aprile del 1949 fece la sua comparsa Topolino formato libretto, così come lo conosciamo oggi. Voluto dall’editore dell’epoca, la Mondadori, per risparmiare sui costi di stampa e copiando il formato dal famoso Readers’ Digest. Mensile prima e settimanale poi, precisamente dal numero 236 del 5 giugno 1960, il nuovo giornalino, agile e maneggevole, piace sia ai grandi che ai più piccoli. E fa subito breccia nell’immaginario collettivo.
Grazie alla potenza evocativa dei paperi e dei topi, ma grazie soprattutto alla capacità di intrecciarsi con la quotidianità. Il Topo è sì il regno della fantasia, ma con la sua grammatica sa tradurre la cultura e l’attualità, il mondo dell’arte e quello della scienza, lo spettacolo e le mode del momento. Già a cavallo nel 1950 con la celebre saga a puntate de «L’Inferno di Topolino» di Guido Martina e Angelo Bioletto si apre la stagione, mai finita, delle parodie. Da «Paperino Don Chisciotte» a «Guerra e Pace», da «Casablanca» a «I promessi Topi”: cinema e letteratura sono il campo di gioco preferito dagli sceneggiatori e disegnatori Disney, maestri nel dare vita sulle loro tavole a film e romanzi. 
Essere educativi. O meglio – per togliersi un po’ di patina scolastica – essere capaci di stimolare i giovani lettori. Con la giusta leggerezza. Puntando su valori condivisi come l’amicizia e la difesa dell’ambiente, la curiosità e il gioco, l’essere bravi cittadini e la cura del proprio corpo, l’attenzione al presente e una vocazione al futuro. E’ questa l’atmosfera che da sempre si respira camminando per la redazione di Topolino. Un’atmosfera carica di responsabilità, nei confronti della propria storia e di chi partecipa a questa storia: i giovanissimi.
La fiducia appunto, con i bambini che da 70 anni scrivono a Topolino. Affidando paure e sogni nelle loro lettere. Dallo spazio della posta curato da Gina Lollobrigida negli Anni Sessanta, alla recente pagina di «Sgrunt» dove bambine e bambini confessano quali sono le cose che fanno arrabbiare. E la partecipazione attiva, come le campagne per la difesa dei mari e degli alberi, i «Toporeporter» sparpagliati sul territorio, l’iscrizione ai «Club di Topolino», con un numero record di 360 mila soci nel 1967: Topolino crea appartenenza, ci si riconosce nella comunità. 
E Topolino è sul pezzo, sempre. Lo è nello sport, con i prestigiosi Trofei ideati nel 1985 da Mike Bongiorno e Rolly Marchi, con le strisce celebrative come «Paperino al Tour» o «Paperino alle Olimpiadi» e con le popolari storie con i campioni, basti pensare al mitico Totti-Paperotti. E poi la scienza, nel DNA di un giornale che ha l’abilità di renderla comprensibile. Non solo per merito di Archimede o Pico De Paperis, ma con illuminati nomi che hanno portato il loro contributo, da Piero Angela al fisico Carlo Rovelli, fino ad una spettinatissima Margherita Hack. 
Finire su Topolino era ed è cool. E’ un tuffo nel cuore vedere l’orgoglio di Domenico Modugno nell’essere protagonista della pagina dei «Grandi amici di Topolino» nel 1976. Ed è un sincero onore, un’ambita tacca nella propria carriera, per le celebrità dello spettacolo, da Jovanotti a Fiorello, passando per Roberto Bolle, Laura Pausini e tanti altri protagonisti della musica e della televisione, essere paperizzati o topolinizzati. E tra le pieghe di questa avventura lunga settant’anni ci sono anche inaspettate sorprese, come quella del Presidente Sandro Pertini che nel 1986 suggerisce il finale di una storia a fumetti in vista dei Mondiali di calcio in Messico. Quasi a dire - concedendoci ancora una volta il gusto della parodia - che l’Italia è una Repubblica fondata anche su Topolino.