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 2019  aprile 03 Mercoledì calendario

Intervista a Ultimo

Sono già 300 mila i biglietti venduti per l’imminente tour italiano di Ultimo (all’anagrafe Niccolò Moriconi, 23 anni) in partenza il 25 aprile da Vigevano e via di sold out in sold out sino all’evento del 4 luglio che lo vedrà esibirsi allo stadio Olimpico di Roma (anche questo tutto esaurito). 
Dopo le polemiche dovute alla serata finale del Festival di Sanremo, quando si inalberò contro la categoria dei giornalisti deluso per non aver vinto la manifestazione, oggi il cantautore ha ritrovato la serenità. «In realtà con Colpa delle favole - racconta - chiudo una trilogia nata qualche anno fa. Era il 2017 quando uscivo con Pianeti attraversando una dimensione di fantasia, raccontavo la storia di un ragazzo arrabbiato in cerca di una posizione nel mondo e un obiettivo da raggiungere a tutti i costi. Poi, nel 2018 con Peter Pan ho descritto la mia situazione di cantautore in ascesa, l’aver realizzato dei sogni fra i quali l’essermi innamorato. Nelle tredici tracce di Colpa delle favole, che ho scritto e prodotto, raggiungo un’immaginata “Isola che non c’è” e scopro che quel mondo che immaginavo non corrisponde ai miei desideri».


Lei solo un anno e mezzo fa cantava alla Santeria di Milano e al Quirinetta di Roma. Posti piccoli, quasi per affezionati. Ora fa i palazzetti e li esaurisce. Tutti, compreso lo stadio Olimpico a Roma.
«Che sia chiaro, “questo mondo”, quello del live, dei concerti, delle esibizioni davanti alla gente lo desideravo eccome; suonare è la mia vita. È tutto il contorno che mi sta stretto. Se potessi evitare le interviste, le ospitate in televisione che mi fanno sentire a disagio, la presenza costante e continua sui social network lo farei volentieri».
Lei è dove tutti quelli che fanno il suo mestiere vorrebbero essere, ma l’impressione che dà è quella di uno che vorrebbe essere da tutt’altra parte.
«Un po’ è così. Le dico solo che a scuola andava preparatissimo, sapevo la lezione del giorno a memoria ma se il professore mi chiamava per l’interrogazione mi segnavo impreparato. Sapevo tutto, ma non lo volevo dimostrare davanti agli altri. Lo so, sono fatto male, ma sono così». 
Ultimo, torniamo un attimo alla nottata finale del Festival. Dopo che se ne andò dalla sala stampa i cronisti e i suoi stessi amici hanno cominciato a cercarla dappertutto perché non la si trovava, era sparito. C’era chi diceva che era scappato a Roma, e invece?
«Invece ero al telefono con Antonello Venditti che mi aveva visto abbastanza alterato durante la conferenza e mi aveva chiamato sia per farmi i complimenti sia per darmi qualche lezione di vita. Siamo rimasti al telefono fino alle 4 di mattina». 
E guardacaso nel secondo singolo «Fateme Cantà», uscito dopo la sanremese «I tuoi particolari», c’è Antonello Venditti.
«Quello è il segno del mio legame tra la storica tradizione musicale romana e il presente. La canzone rappresenta una sorta di manifesto, un brano crudo, senza ricorrere a metafore racconto la mia voglia di fare musica con semplicità, anche grazie al linguaggio più spontaneo. Sono nato nel quartiere San Basilio, amo la mia borgata e amo Venditti».
Il 5 aprile, insieme al disco, uscirà anche il singolo accompagnato da un nuovo video, intitolato «Rondini al guinzaglio».
«Sogno un mondo dove sia possibile sbagliare e dove chi sbaglia viene capito e rieducato o aiutato a farlo».
Cos’altro non le piace di questo business nel quale però è ormai entrato completamente?
«Gli incontri con i fan nei negozi, li ritengo un insulto all’artista. Ti ritrovi davanti a gente che l’unica cosa che pensa è farsi un selfie. Magari il disco che si sono appena comprati e gli hai autografato non lo apriranno mai».
Però in televisione ci andrà, da Fabio Fazio il 7 aprile per esempio.
«Davvero? Non lo sapevo, lo apprendo da lei».