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 2019  aprile 03 Mercoledì calendario

Colnago, anche la bici è social

«Quando si ha a che fare con un brand iconico nella storia delle biciclette bisogna cercare, a livello strategico di mantenere la rotta, di non fare danni». La summa di Alessandro Tucci, marketing manager della Colnago, 23 milioni di euro di fatturato e una produzione di telai made in Lombardia, parte da un percorso già tracciato dal fondatore del marchio e si dipana fino ai giorni nostri, «quelli in cui gli appassionati vanno a farsi la gita in solitario che culmina con il selfie alla bici, spesso personalizzata», sorride.
La strada è quella di Ernesto Colnago, a 87 anni ancora leader dell’azienda, «che da operaio della Gloria biciclette di Milano», racconta Tucci a ItaliaOggi, «si mette in proprio dopo un infortunio e comincia a seguire i campioni, prima da meccanico poi con il suo brand: il debutto con Fiorenzo Magni che gli chiede di assisterlo e vince nel ’55 il Giro d’Italia, poi tanti altri grandi. Gli ultimi sono gli atleti del World tour, come il norvegese Alexander Kristoff che ha vinto domenica in Belgio in volata con una Colnago. Per supportarli investiamo 2 milioni di euro».
L’approccio marketing al mondo dello sport è iniziato da subito: «negli anni ’50 e ’60 non si potevano sponsorizzare i dilettanti che andavano alle Olimpiadi», spiega Tucci, «ma Colnago, conscio dell’importanza di promuoversi aiutando i giovani, cominciò ad avvicinare gli atleti dell’ex Unione Sovietica e della Germania dell’Est, che andavano fortissimo. Anche oggi ci guida lo spirito racing ma sempre improntato a esaltare il lavoro artigianale del gruppo».
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La Colnago è stata la prima azienda a produrre in carbonio quando i telai erano in acciaio e a concepire una forcella a foderi dritti quando gli altri erano curvi. Anche ora che esporta in 40 paesi con mercati faro come Italia, Stati Uniti e Giappone ha una produzione alto di gamma totalmente made in Cambiago, alle porte di Milano. «Questo ci permette una personalizzazione fin dai minimi dettagli, a differenza dei grandi marchi che assemblano telai in Oriente», sottolinea il marketing manager. «E un modello può essere su misura pure nel colore».
Anche qui c’è un aneddoto: il fondatore ha acquistato un’azienda specializzata a Cascina, in provincia di Pisa, «dopo aver conosciuto i titolari alle prese con le decorazioni di alcune chiese», aggiunge Tucci, «così per due giorni la settimana i nostri telai stazionano lì prima di tornare in azienda. In questo modo assicuriamo colori unici al mondo».
La produzione resta di nicchia: ogni anno vengono realizzati circa 5 mila telai e il core business sono i modelli per le corse, o comunque quelli da strada. «Siamo usciti dal segmento mountain bike e ci siamo concentrati sulle gare», afferma il marketing manager. «Oggi il mercato è molto frammentato e i produttori puntano ad abbassare il prezzo, ma non è un gioco che vale per noi. Paradossalmente vendiamo meglio i modelli da oltre 10 mila euro che non quelli da tremila. Non è nostro nemmeno il concetto di bici da donna nelle gare, non ha fondamenti tecnici ma è un’invenzione di marketing americana. Al massimo facciamo telai su misura. Intanto abbiamo debuttato nel segmento e-bike con la bici elettrica e64, prezzo al pubblico 4.950 euro. Può essere collegata a una app. Il mercato va in questa direzione». Di questo nuovo business si occuperà Alessandro Brambilla Colnago, nipote del fondatore.
Il marchio Colnago ha oltre un milione di follower sui social e piace anche ai big brand: con Adidas ha realizzato, in edizione limitata, una versione vintage di calzature e un’altra performer, diecimila esemplari andati a ruba. Gli ingredienti per la brand extension? «La passione dei protagonisti», conclude Tucci. «Le brand extension sono interessanti, ma in azienda siamo in quarantina e tutti molto impegnati».