ItaliaOggi, 3 aprile 2019
In Sicilia M5s boccia le quote rosa
Quello che le donne dicono. «Siamo la dimostrazione vivente che non servono aiutini per portare più donne nei luoghi della rappresentanza». Il M5s, col voto delle sue rappresentanti femminili, ha bocciato una legge sulle quote rose nelle giunte comunali della Sicilia. La norma, contenuta in un ddl sugli enti locali presentata nel Parlamento dell’isola, prevedeva la rappresentanza di genere, in misura non inferiore al 40%, negli esecutivi comunali. Con 26 voti a favore e 16 contrari, però, è stato approvato un emendamento dei penstastellati per respingere il provvedimento. Tra le proteste dell’aula.
La legge sulle quote rosa era stata proposta dalla giunta del governatore siciliano, Nello Musumeci, in quota centrodestra. Ed è stata soppressa alla fine della scorsa settimana con voto segreto su iniziativa del M5s, che dai banchi dell’opposizione ha potuto contare anche sul sostegno di altri deputati regionali, dato che il gruppo dei grillini è composto da 20 parlamentari e la norma è stata affossata con 26 pareri favorevoli. «Il vero problema che impedisce alle donne di esprimersi è la democrazia interna dei partiti tradizionali, dove prevalgono le scelte delle segreterie politiche», ha spiegato la pentastellata Valentina Palmeri.
Una bocciatura, quella dell’esecutivo di Musumeci sulle quote rosa, che ha lasciato il segno sia nella maggioranza di centrodestra, sia nel centrosinistra. «Quella che è stata scritta all’assemblea regionale è una brutta pagina», ha sottolineato il forzista Gianfranco Miccichè, presidente dell’Assemblea regionale siciliana. «Un emendamento dei cinquestelle ha proibito la rappresentanza delle donne nelle giunte comunali». «Con quell’emendamento è stata affossata una norma di civiltà politica e di buon senso», ha commentato il presidente della commissione Antimafia, Claudio Fava, esponente della sinistra radicale.
Stupore e malumore anche per le altre donne del Parlamento siciliano. «La difesa delle quote rosa non mi appartiene, ma le donne non sono funzionali alla riproduzione del sistema di potere che gli uomini gestiscono e quindi le quote rosa sono attualmente imprescindibili per cautelare la presenza del genere femminile nelle istituzioni», ha precisato il capogruppo dell’Udc, Eleonora Lo Curto.
«Il sistema delle quote può non piacere, ma finché non c’è una cultura per la quale la parità di genere diventi la normalità occorrono strumenti per accelerare questo processo di modificazione culturale», ha detto a Livesicilia la berlusconiana Rossana Cannata. «L’emendamento sulla rappresentanza al 40% nelle giunte comunali, che è stato bocciato dall’aula, avrebbe garantito una rappresentanza femminile minima che prescinde dalle scelte partitiche di reclutamento, di nominare e di candidare o meno una donna. È questo il pensiero corretto che avrebbero dovuto adottare tutti, promuovendo l’emendamento in questione».
In aula, ora, potrebbe arrivare un disegno di legge che prevede l’abolizione della doppia preferenza di genere per le elezioni amministrative.
Secondo la deputata Giusi Savarino, esponente di Diventerà bellissima, il partito di Musumeci, «se la norma arriva in aula, passa, perché la proposta proviene da una parte della maggioranza e può contare sul voto compatto dei cinquestelle. Quindi, quel che stiamo facendo, è tenerla bloccata in Commissione affari istituzionali. Non sono femminista, ma le quote rosa sono l’unico modo per costringere i partiti a trovare degli spazi per le donne. Magari norme sul genere serviranno per un tempo limitato, ma servono».