la Repubblica, 3 aprile 2019
La storia delle due marinaie
GENOVA A farle conoscere, una sera di quattro anni fa, è stato un cane, Carl, il chow-chow che il tenente di vascello Lorella Cipro stava accompagnando a passeggio a Taranto, dove era destinata per seguire un corso di tattica navale. «Mi piacciono tantissimo i cani – racconta il capo di seconda classe nocchiere Rosa Maria Mogavero, Rosy – io stavo facendo il corso sottufficiali, quella sera ho incrociato Lorella davanti a casa mia. Mi sono fermata per il cane, Lorella non l’avevo neanche guardata, abbiamo iniziato a chiacchierare e così è incominciato tutto». Quattro anni dopo, domenica 31 marzo, Rosy, 28 anni, e Lorella, 33, hanno celebrato la loro unione civile in alta uniforme al Centro moderno di arte contemporanea di La Spezia, dove sono dislocate le navi Leonardo e Duilio, sulle quali prestano servizio. Sorrisi, tanta emozione e ad accoglierle all’uscita il ponte di sciabole sguainate e incrociate dai loro colleghi, un omaggio previsto per le cerimonie importanti, il riconoscimento formale dell’unione da parte della Marina Militare. Le foto hanno fatto il giro dei social, sono arrivate persino le congratulazioni del ministro della Difesa, Elisabetta Trenta. Siete diventate un evento mediatico con migliaia di condivisioni sui social, ve lo aspettavate? Rosa Maria: «Sinceramente non pensavamo a tanta risonanza e a questa ondata di affetto, ci sono arrivati tantissimi messaggi positivi, siamo state travolte. È stata un’emozione grande e inaspettata ricevere gli auguri del ministro». Quando avete deciso di rendere pubblica la vostra relazione con l’unione civile? Avete avuto paura di dirlo ai vostri colleghi? Lorella : «Veramente lo scoglio più grosso è stato dirlo a mio padre, ho avuto il coraggio di farlo solo un mese fa, lui non sapeva che avevo una relazione con una donna, ho rimandato per quasi quattro anni prima di dargli la notizia fino a quando mi sono decisa e gli ho detto: “Papà ti devo dire una cosa, ma se tu sei dalla mia parte mi sento di affrontare il resto del mondo, sto con Rosy e voglio fare l’unione civile con lei”. E lui mi ha risposto: “Se non sono io dalla tua parte chi dovrebbe esserci?». L’ho abbracciato forte forte, non me lo aspettavo, è stato più facile del previsto. E mi ha fatto il regalo più bello, venendo a partecipare alla cerimonia». R.: «A casa mia invece lo sapevano da tempo. Quando ho dato la notizia, mio padre, mi ha risposto che se lo sarebbe aspettato». Fuori servizio partecipate alle battaglie civili per il riconoscimento dei diritti? L. : «Non quanto vorremmo. Per lavoro siamo molto spesso lontano da casa e quel poco tempo che riusciamo a vivere sulla terra ferma lo passiamo insieme e con i nostri cani. Speriamo che il nostro esempio serva a qualcuno». Avete pensato in futuro alla possibilità di avere un figlio? L. : «A noi piacerebbe tantissimo poter adottare un figlio». R. : «Ora non è possibile, ci penseremo più avanti». Siete in viaggio di nozze o al lavoro? L. : “Ci siamo prese qualche giorno di riposo, ma oggi ( ieri per chi legge, ndr) siamo state dal veterinario, nel corso di questi anni Carl ha trovato altri amici. Ora viviamo con cinque cani, sono la nostra passione, li abbiamo portati ad una visita oculistica, insomma una giornata come tutte le altre». Il picchetto d’onore, la partecipazione di tanti vostri commilitoni e l’augurio del ministro Trenta, sembra tutto positivo, ma la vostra esperienza di coppia ha incontrato difficoltà o intolleranza all’interno del mondo militare? R.: «No, sinceramente non abbiamo mai trovato intolleranza. L’orientamento sessuale riguarda esclusivamente la sfera privata e la Difesa riconosce che la serenità derivante dal potersi esprimere liberamente negli affetti ha ricadute positive anche sull’ambiente di lavoro. La scelta di passare sotto il ponte di sciabole non è neanche partita da noi, ci è stata proposta dal reparto di Lorella, era una cosa fortemente voluta da loro. E anche se sapevamo quello che ci aspettava, è stata un’emozione fortissima passare lì sotto, veramente indescrivibile». Perché celebrare l’unione civile in alta uniforme? R.: «L’uniforme è quello che siamo, la nostra vita di tutti i giorni, fa parte di noi e volevamo onorarla indossandola in un momento così importante». Cosa vi ha spinto a entrare in Marina? Nelle vostre famiglie ci sono altri militari? L.: «Per me è una vocazione fin da bambina, ho sempre detto di voler indossare la divisa, quando vedevo le poliziotte per strada. In famiglia non ci sono militari, io vengo da Trinitapoli, in provincia di Barletta-Andria, i miei hanno un’azienda zootecnica, mio fratello fa il poliziotto, ma è più piccolo di me, sono io la prima ad aver indossato la divisa e l’unica con le stellette». R.: «Anche nella mia famiglia non ci sono precedenti esperienze in divisa, mio padre è impiegato, mia madre casalinga, Vengo da Palermo e anch’io ho sempre saputo di voler entrare nelle forze armate. A diciott’anni appena finito il liceo ho fatto quattro anni nei paracadutisti a Livorno, poi ho vinto il concorso per maresciallo e sono passata in Marina. E ho incontrato Lorella».