Libero, 2 aprile 2019
La 82enne campionessa di videogame
Altro che rimbambiti, come spesso li spennella l’immaginario comune. Al contrario, gli anziani continuano a sorprendere con una vitalità sconosciuta ai giovani. L’ultimo “riscatto” della categoria porta il nome di Shirley Curry, americana della Virginia. Per mantenere la testa in forma, la nonnina di 82 anni ha iniziato a giocare ai videogame innamorandosi della saga The Elder Scrolls (Le antiche pergamene). Una passione forte e potente, la sua, che non le ha fatto perdere nemmeno un episodio del gioco di ruolo dall’esordio avvenuto ormai 25 anni fa. Il compleanno della saga prodotta dalla Bethesda è stato festeggiato pochi giorni fa e, per l’occasione, la casa di produzione ha fatto il grande annuncio: nell’edizione numero sei ci sarà anche la Curry, che su Youtube è conosciuta con il nome di Skyrim Grandma. A decretare il suo successo, e a chiedere che venisse inserita in un Elder Scrolls, sono stati i suoi fan, che lei chiama «nipotini». Alla notizia che la Bethesda sta lavorando al sesto espisodio, in uscita tra qualche anno, e dopo che la Curry, a corredo di un suo video su Youtube, ha scritto «Credo che questo pianti il chiodo sulla mia bara» e «Quando uscirà Skyrim 6 avrò 88 anni, quindi probabilmente non riuscirò a giocarlo», hanno deciso di agire. Come? Raccogliendo 50mila firme poi inviate alla casa di produzione che, a sorpresa, ha deciso di inserire la nonnina tra le persone da scannerizzare per Tes6. «Felicissima», si è detta la Curry, all’idea che i videogiocatori del futuro avranno a che fare anche con lei, seppur virtualmente, come personaggio della saga. in buona compagnia Nonna Shirley non è la sola ad usare il web per mantenere il cervello attivo. A mettere da parte cruciverba e rebus da settimana enigmistica è un nutrito esercito di persone che guai a chiamarli “vecchietti”. A dar loro ragione è la scienza, secondo cui i giochi virtuali li aiuterebbero se non proprio a sconfiggere quantomeno a ridurre i sintomi della depressione. A patto che vengano usati con criterio. Una ricerca del Weill Cornell Medical College di New York, pubblicata su Nature Communications, ha messo nero su bianco l’efficacia dei “mind games” su una popolazione di persone tra i 60 e gli 86 anni, che non avevano ottenuto benefici dai farmaci. tre volte a settimana Dopo aver giocato per 30 ore in un mese, i partecipanti all’esperimento hanno dimostrato di avere una buona memoria, un ottimo grado di attenzione e una perfetta accuratezza nei movimenti. Per loro, in pratica, il videogiochi è diventato una sorta di antidepresivo. I giochi in rete, secondo un’altra ricerca effettuata dall’Università dell’Illinois, aiuterebbero le persone anziane a camminare meglio eliminando in un colpo addirittura l’inattività fisica. Certo, ad ogni cosa va data il giusto peso. Per gioco interattivo, infatti, si intende una connnesione di due o tre volte a settimana che, abbinata ad una buona attività fisica, fa in qualche modo ringiovanire mentalmente e fisicamente gli anziani. le nostre nonnine Che i vecchi non siano rimbambiti è facile constatarlo anando in giro. Sui tram, in treno, in metro, si vedono sempre più persone alle prese con telefonini di ultima generazione. A volte fa tenerezza vedere scivolare quelle dita spesso ruvide sugli smartphone, così come fa tenerezza vedere gli occhi illuminarsi nel momento in cui capiscono una funzione con la stessa rapidità di un quindicenne o quando fanno le videochiamate. Perché gli anziani non sono affatto rincoglioniti. Anzi...