la Repubblica, 2 aprile 2019
Com’era l’anno 2000
MILANO La notte di Capodanno del 2000, quella in cui si girano insieme le pagine dell’anno, del decennio, del secolo e del millennio, le ansie degli italiani – il loro reddito pro capite, come dice l’Ocse, è analogo a quello degli italiani di oggi, 19 anni dopo – più che sui numeri dell’economia sono concentrate su un rischio probabile, eppure imponderabile, come quelli che si presentano per la prima volta nella storia: il Millennium Bug. Il rischio di scoprire il lunedì successivo (il 1° gennaio cade di sabato) che il server dell’azienda, dell’ufficio, dell’anagrafe, incapace di interpretare l’enormità del cambiamento non di una, ma di ben tre cifre dell’anno, è impazzito e ha perso la memoria. Il lunedì 3 gennaio gli italiani constatano che il rischio è stato sovrastimato. E allora la vita riprende a scorrere tranquilla. L’Italia del 2000, a differenza di oggi, è un Paese che prova a diventare virtuoso. L’Europa è ancora percepita più come opportunità che costrizione. Nei portafogli le banconote sono ancora in lire, i vincoli di deficit e debito pubblico sono solo numeri scritti sulla carta dei trattati. Il deficit, dopo gli anni della spesa impazzita, è sotto controllo, l’inflazione (2,5%) non preoccupa. Gli anni precedenti hanno segnato un’inversione di tendenza: il Pil è tornato a marciare e il mix tra la crescita e la riduzione dei tassi ha consentito di avviare la riduzione del rapporto debito-Pil fin sotto i 110 punti. La tendenza è solida – il debito continuerà a calare fino al 2007 – e gli italiani possono guardare con fiducia e speranza al futuro. Più sereni, ma anche più ricchi? Tra la metà degli anni 90 e oggi – spiega uno studio della Banca d’Italia – la ricchezza finanziaria in rapporto al reddito disponibile ha attraversato diverse fasi, riflesso della congiuntura e del doppio shock che colpisce l’economia: l’esplosione della bolla della new economy, nel 2001, e la Grande Crisi dal 2008 in avanti. Ma mentre nella gran parte dei Paesi la ricchezza finanziaria delle famiglie oggi ha superato i livelli del 2007-2008, in Italia le attività finanziarie sono ancora sotto il picco del 2006. Certo è che negli anni di inizio millennio gli italiani possono permettersi di accantonare, sotto forma di risparmi, circa il 15% del loro reddito, percentuale che crollerà negli anni recenti della crisi. Più della politica – al Quirinale Carlo Azeglio Ciampi regge saldamente le redini della Repubblica, e l’unica scossa di terremoto si registra ad aprile, quando la sconfitta alle Regionali induce il premier D’Alema alle dimissioni; più del festival di Sanremo (vincono gli Avion Travel); più del calcio, in una stagione che resta storica solo per i tifosi laziali, che festeggiano lo scudetto all’ultima giornata grazie all’inopinata sconfitta della Juventus a Perugia; più delle Olimpiadi di Sidney, con gli ori nel nuoto, nella canoa e nel fioretto femminile; certo più dello storico patto Fiat-General Motors, che sarà smontato da Marchionne cinque anni più tardi: più di tutto questo, ciò che appassiona gli italiani è il boom delle nuove tecnologie, con i suoi risvolti finanziari che ubriacano gli investitori. A febbraio, la Tiscali di Renato Soru si quota in Borsa: il prezzo schizza all’insù fino a un fantascientifico più 1.800% e la capitalizzazione – 14 miliardi – eguaglia quella della Fiat, la più grande azienda industriale del Paese. Durerà pochi mesi, e in molti si ritroveranno le mani piene di ustioni.