Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2019  aprile 01 Lunedì calendario

Miracle workers, la prima commedia atea su Dio


E se Dio decidesse di non occuparsi più degli uomini?
C’è molto curiosità per la serie Miracle workers, su Italia 1 da domani dopo Le Iene. C’è già chi l’ha etichettata come la prima commedia atea su Dio, scandalosa e dissacrante. Tratta dal romanzo di Simon Rich What in God’s name, la serie – creata dallo stesso Rich e prodotta da Lorne Michaels (il “guru” di Saturday Night Live) – è ambientata per lo più negli uffici dell’azienda Heaven Inc. Lì lavora Craig, un angelo incaricato di gestire e rispondere alle preghiere umane che ha il volto di Daniel Radcliffe, 30 anni a luglio, per dieci anni è stato Harry Potter.
Il suo boss, Dio (Steve Buscemi) ne ha fin sopra i capelli – lunghi – degli uomini ed è già proiettato su altri progetti. Ora, per evitare il caos e l’eventuale distruzione della Terra, Craig e la collega Eliza (un angelo donna interpretato da Geraldine Viswanathan) devono esaudire una preghiera complicata: aiutare due umani a innamorarsi. «Ma è tutto inefficiente, ideato e gestito male», dice Rich, «insomma un disastro». Il Dipartimento di Risposta alle Preghiere, spiega, dovrebbe avere centinaia di impiegati, invece ce n’è solo uno: Craig. «Riesce a rispondere solo a tre, quattro preghiere al giorno, fa del suo meglio, ma non basta ovviamente. Heaven Inc.
è un apparato burocratico in sfacelo. E il boss se ne frega».
Per Radcliffe «Craig è molto prudente. La sua non è ansia da prestazione, è terrore! Ha paura di fallire, e si chiede: chi me lo fa fare di provarci?». Sarà la collega Eliza a convincerlo a non abbandonare gli esseri umani.
Buscemi, che in tv ha avuto grande successo con la serie Boardwalk Empire e molti ancora ricordano per il film di culto
Il grande Lebowski, commenta ridendo il suo ruolo: «Diciamo che questo Dio è molto... umano.
Troppo umano. Commette errori. È vanitoso, infantile, incompetente, forse non è il più intelligente della sua squadra, ma ha un grande cuore. Se il paradiso – come dice il nome dell’azienda, Heaven Inc. – è una ditta, il Ceo, lui, appare distratto. A Dio sarebbe piaciuto avere un pianeta tutto per lui, ma ha capito che la Terra non è adatta».
«Ovviamente Miracle workers è una commedia poco religiosa, a dispetto della sua premessa», precisa Radcliffe, «ovvero: riflette sulla spiritualità da un punto di vista assolutamente laico, se non proprio ateo. Mi aspetto anatemi, polemiche, certo, perché so che c’è tanta gente che non ha senso dell’umorismo quando si pronuncia la parola Dio. Ma c’è tanto calore e tenerezza in questa commedia. All’inizio Dio è disilluso per come vanno le cose, e durante l’evoluzione della serie capisce che quello che ha creato, per quanto folle e incasinato, è anche bello e geniale». Conclude, ridendo: «Io non credo in Dio, quindi mi riesce difficile immaginare perché si senta così.
Ma siamo in un momento molto buio della storia, e questa serie ha un messaggio realistico ma anche ottimista sulla specie umana».