la Repubblica, 1 aprile 2019
I sessant’anni della cintura di sicurezza
Un compleanno importante, come il sessantesimo delle cinture di sicurezza (quelle” vere” a tre punti che hanno cambiato il mondo della protezione in caso di incidente) va celebrato con una grande festa condivisa, e la Volvo, a cui spetta il merito di aver battezzato questo dispositivo, ha deciso di festeggiare la circostanza facendo un regalo alla comunità automobilistica. Si chiama Eva ( Equal Vehicle for All) l’iniziativa con la quale il marchio svedese intende promuovere un concetto evoluto della sicurezza in auto e condividere la propria esperienza con chiunque ne sia interessato, concorrenti compresi.
L’annuncio dato in coincidenza con l’anniversario di quello che si può considerare il primo passo sulla strada della protezione degli occupanti è perfettamente in linea con la politica che Volvo ha perseguito prima e più degli altri e che continua a perseguire anche oggi, dopo che è entrata a far parte del colosso cinese Geely. La nuova proprietà infatti ha intelligentemente deciso di non cambiare per nulla la cultura” svedese” del marchio e in particolare quella mentalità che da sempre ruota attorno ai temi della sicurezza e dell’ambiente e nel tempo ha costruito un’immagine particolare e solidissima. Un’immagine distintiva che è un patrimonio che può essere sfruttato ancora di più in tempi nei quali la sensibilità a queste cose è molto cresciuta.
Impossibile calcolare quante vite siano state risparmiate da quando Volvo, 60 anni fa, ha deciso di adottare per prima le “cinture”, ma è importante ricordare che proprio da questo accessorio, per tanto tempo discusso e talvolta osteggiato, è partito lo sviluppo della sicurezza in auto in tutte le sue sfaccettature, dalla protezione degli occupanti allo sviluppo delle moderne assistenze alla guida.
Il progetto Eva nasce da un’altra provocazione Volvo che, da quando ha annunciato l’ambizioso programma di azzerare le morti sulle proprie vetture dal 2020, si è data degli obiettivi che vanno oltre gli standard internazionali; ha infatti perfezionato una serie di simulazioni dedicate anche a tipologie di possibili “vittime” differenti da quelle sperimentate con i classici manichini. Donne incinte, obesi, corporature diverse, soggetti particolarmente vulnerabili, sono stati studiati per verificare cosa può accadere loro quando inseriti nei sistemi di protezione “normali” e il tutto incrociato con i dati raccolti dall’analisi degli incidenti.
Il progresso della sicurezza è stato enorme e anche oggi la richiesta di un ulteriore riduzione del rischio cresce di pari passo con la consapevolezza che è possibile fare di più. Sulla strada dell’auspicata guida autonoma, il passaggio dalla semplice riduzione del danno alla prevenzione degli incidenti ha beneficiato delle straordinarie opportunità fornite dall’elettronica e tutto questo ha prodotto una nuova “scienza della sicurezza”.
Volvo ha deciso di mettere a disposizione degli altri il patrimonio di conoscenze da primo della classe in questa materia e, proprio per questo, ha più interesse che gelosia nel promuovere l’attenzione generale sull’argomento. Si tratta quindi di un ulteriore stimolo per i costruttori per confrontarsi con una mentalità diversa e più matura rispetto a quella che sessant’anni fa aveva accolto con diffidenza quel marchingegno “che impediva di muoversi estropicciava i vestiti”.