Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2019  aprile 01 Lunedì calendario

In Indonesia il sultano femminista

YOGYAKARTA (INDONESIA) «Figlie mie, vi mando a studiare all’estero perché voglio che siate indipendenti», disse il decimo Sultano di Yogyakarta alle sue 5 figlie prima di scrivere pagine di storia che sembrano uscite dalla voce di Sherazade. Nell’Indonesia che diventa sempre più integralista, un sultano, l’unico re ad avere ancora il potere politico, sfida l’ira dei nipoti maschi e i dogmi della tradizione per lasciare il trono alle figlie.In una società poligamica e patriarcale, avere un maschio da assicurare al trono non è mai stato un problema. Ma sua altezza Hamengkubuwono X, 72 anni, ha spezzato anche questa tradizione: lui, primogenito di 21 fratellastri, è diventato il primo a prendere in moglie una sola donna. Nel palazzo reale ha migliaia di servi, «ma stira i suoi abiti. Ed è lui a cucinare per noi ogni sabato, quando facciamo il pranzo di famiglia: cucina molto meglio di mia madre», racconta sorridendo la principessa Mangkubumi prendendo il tè nel patio della residenza privata.
Come molte donne di questo regno nell’isola di Giava, permeato di tradizioni animiste e induiste, non porta il velo: a palazzo è addirittura bandito. Se zii, nipoti e islamisti non riusciranno a fermarla sarà lei, primogenita, la prossima sultana. Una delle poche nella storia dell’Islam contemporaneo.Essere donna in Indonesia, nel Paese in cui vivono più musulmani al mondo, continua a essere difficilissimo. Battendo le aree più retrive delle isole sperdute gli operatori di ActionAid cercano di aiutare le donne a migliorare una condizione di vita durissima. A Sigi, nel Sulawesi, Indra non usciva da otto anni: «Mio marito mi diceva che devo occuparmi della casa e mantenermi bella per lui, uscire mi avrebbe rovinata». Ora ha ottenuto di frequentare una volta a settimana la casa delle donne aperta dalla Ong, ma basta un cenno del marito e interrompe il discorso a metà, incamminandosi con gli occhi bassi.
Nell’Indonesia dove il severo islam wahabita negli ultimi anni è sempre più forte, le idee rivoluzionarie dell’anziano sovrano di Yogyakarta hanno scatenato a palazzo trame e intrighi. Dopo una strenua battaglia in Corte costituzionale, dove la famiglia allargata del sovrano e alcuni imam radicali avevano tentato inutilmente di ottenere un verdetto che sancisse l’illegalità di una successione al femminile, «abbiamo fatto un patto: per ora non combatteremo, ma quando il sultano non ci sarà più cacceremo sua moglie e le sue figlie dal palazzo», dichiarò il fratello Prabukusumo. Da allora, né il Sultano né i suoi oppositori hanno più parlato della successione. Nel frattempo, però, il Sultano continua a preparare il terreno a modernità ed eguaglianza tra i sessi. Cinque anni fa rinunciò a uno dei molti titoli del suo rango, quello di” califfo” che non ha possibile declinazione al femminile. Pochi giorni dopo, assegnò alla primogenita il titolo di Gusti Kanjeng Ratu Mangkubumi,” colei a cui appartiene la Terra”, tradizionalmente assegnato al principe ereditario.
«Cinque anni fa – racconta la principessa – mio padre ha chiesto a tutte noi di aiutarlo nell’organizzazione del Kraton, il palazzo reale: a Yogyakarta i ministri sono sempre stati i figli.Io sono responsabile del dipartimento della cultura e delle 68 mosche del regno «, e ognuna delle sue sorelle ha un ruolo di governo. «Siete tutte femmine: andate a studiare all’estero, ci disse papà prima di mandarci in America, in Europa e in Australia, e aprite le vostre menti», racconta la principessa. «Ma aggiunse: ricordatevi che siete giavanesi: quando tornerete dovrete impararne la nostra storia a memoria».
La parità di genere, in famiglia, è cosa acquisita come la sobrietà dei costumi: «Quando viaggiamo, mio padre e tutte noi portiamo da soli la valigia. Lui guida da solo. Io anche. Dal IX sultano, suo padre, mio nonno, il regno si è aperto: prima le donne non potevano neppure danzare a palazzo. Ma nonno aveva studiato all’estero e fece grandi cambiamenti. Aveva 21 figli, avuti da mogli diverse, ma trattava tutti allo stesso modo, femmine e maschi. Se dava soldi a mio papà, li dava egualmente a tutti e a tutte». Ventuno figli sono molti, ma non per un sultano: il II ne ha avuti 80.
«Non è un caso se mio padre ha voluto solo una moglie: non voleva che i suoi figli provassero il dolore che ha provato lui. Tutte le famiglie poligamiche hanno problemi interni, dovuti soprattutto alla competizione. Lui non voleva lasciare questa dote alle sue figlie «. Ma c’era il problema della successione: «Quando avevo 16 anni mia madre gli disse che poteva prendere un’altra moglie, visto che uscivamo tutte femmine «. In Indonesia la poligamia è legale, «ma lui disse no: amo te, e i figli sono tutti uguali, maschi o femmine non importa. Voglio una famiglia felice, non una vita di problemi tra noi».
Nel 2000, quando divenne governatore ( il sultanato di Yogyakarta è l’unica provincia ereditaria in Indonesia) «ci chiese di restare tutte nel regno: ho una grande responsabilità di governo, disse, e ho bisogno di aiuto».
La battaglia per la successione cova sotto la cenere. Nessuno sa cosa succederà alla morte del sultano, e nessuno può prevedere se abdicherà. Nel frattempo si gode i 5 nipoti: «È tornato bambino, insieme a loro», dice la figlia.