Corriere della Sera, 1 aprile 2019
Biografia di Aimone di Savoia raccontata da lui stesso
E alla fine la piccola Isabella «crollò». Nelle stanze di Palazzo Reale a Torino, la terzogenita di Aimone di Savoia Aosta, 6 anni, chiede aiuto al papà. Ed eccola in braccio ad Aimone. «Volevo portarli a Torino, prima capitale d’Italia con i Savoia: Umberto, 10 anni, mi ha chiesto di disegnare un albero genealogico dei Savoia e gli ho promesso che lo faremo in estate, in Puglia», spiega al Corriere Aimone (51 anni, figlio di Amedeo), il più schivo dei Savoia. «Io ero piccolo e papà mi impose lo studio dell’albero del casato, altri tempi». Sposato con Olga di Grecia – «ci siamo conosciuti alle nozze di Elena, figlia di re Juan Carlos, e quando re Felipe, mio cugino, viene a Mosca cerchiamo di vederci» – Aimone si ferma davanti a un’armatura: «Vedi, era di “Testa di Ferro”, Emanuele Filiberto».
Come si crescono dei giovani principi oggi?
«Insegno loro non che sono principi ma la storia di famiglia. Poi dovranno trovare lavoro: non abbiamo risorse per vivere senza e, anche le avessimo, un principe non può rinunciare a lavorare».
Da anni lei lavora in Russia, dopo gli inizi alla Rinascente.
«Sì, inizio milanese: ho studiato un po’ alla Bocconi, fatto uno stage in Rinascente... e pure mio figlio Umberto ha frequentato un anno di scuola a Milano, al San Carlo. Poi, a portarmi a Mosca, nei 90, dopo JP Morgan a Londra, fu una piccola trading company».
La Russia dei ‘90 delle privatizzazioni «selvagge»?
«Sì, un Far West, ho conosciuto imprenditori assassinati per nulla: tumultuoso ma interessante. Papà non voleva saperne di lasciarmi andare. Ora forse mi ha perdonato».
Guida Pirelli Tyre in Russia, in tutta l’area ex Sovietica e nei Paesi nordici: 3.500 persone, due stabilimenti. Tronchetti Provera si fida.
«Sono rientrato due volte in Italia, ma il mio destino evidentemente era a Mosca».
E come spiega il successo di Putin (che nel 2018 le ha conferito l’Ordine dell’Amicizia)? Ma pure l’Ue che teme interferenze alle elezioni europee.
«Dopo Eltsin, Putin ha portato la sua visione politica in un Paese complesso, poi c’è tanto da cambiare come è vero che i russi sono abili commercianti, ma meno bravi con le imprese. E gli italiani, con maestri-imprenditori da Pirelli ad Agnelli o Olivetti, possono lavorare bene con Mosca. Interferenze? Rispondo con le parole del ministro Sergey Lavrov: “Se Mosca è considerata una potenza regionale come può interferire con gli Usa? O l’Europa?”».
Ed è vero che per sciogliere il mistero degli ultimi Romanov è stato prelevato a Londra il Dna del principe Filippo, marito di Elisabetta II?
«Sì, ma avrebbero potuto chiedere a noi: siamo imparentati con gli ultimi zar. Quando arrivai nel ‘92, Nicola II nei libri era “il sanguinario”, oggi c’è scritto che era “santo”. La storia va vista in prospettiva: sogno quando anche in Italia sarà eretta una nuova statua per celebrare Carlo Alberto. Umberto II pagò per tutto, con l’esilio».
Un futuro per la monarchia? C’è pure quella strana profezia legata a Padre Pio...
«No, la monarchia non tornerà mai in Italia. Non ho esitato a giurare fedeltà alla Repubblica quando dopo il Morosini a Venezia e l’Accademia navale sono salito sulla fregata Maestrale. Quanto alla “profezia” che dice più o meno che tornerà un Savoia, quando mi sono inginocchiato sulla tomba del Santo ho chiesto perdono per quel bassorilievo che mi ritrae nella cripta di Padre Pio. Conobbi bambino l’autore dell’opera e disse che voleva ritrarmi, chi poteva immaginare…».
Casa Savoia è sempre divisa. Pure sul rientro delle spoglie di Vittorio Emanuele III a Vicoforte, per iniziativa di Maria Gabriella.
«Mio padre cercò di far tornare la salma del Duca degli Abruzzi sepolto in Somalia, oggi la tomba è profanata. Sì, era giusto, con l’instabilità del Nord Africa, rimpatriare le salme del re e della regina Elena. Ma il loro posto è al Pantheon».
È il desiderio pure di Emanuele Filiberto, figlio di Vittorio Emanuele. I rapporti tra voi sono sempre tesi?
«Guardo al futuro, ai piccoli Umberto, Amedeo e Isabella... e con Emanuele Filiberto, dopo una causa che ci ha divisi per anni, potremmo riavvicinarci».