la Repubblica, 31 marzo 2019
Il nome della nuova era di Naruhito, prossimo imperatore del Giappone
La lista su cui tutto il Giappone fantastica è scesa a dodici nomi. Domani mattina toccherà a un ristretto gruppo di politici, accademici e imprenditori, consegnati i cellulari per evitare fughe di notizie, discuterne pregi e difetti e poi scegliere: nella lista ci sono i nomi della nuova era imperiale che si aprirà il 1 maggio, quando l’attuale principe ereditario Naruhito diventerà imperatore del Giappone al posto del padre Akihito.
La nuova era del Sol Levante deve essere una parola semplice ma unica, benaugurante e facile da ricordare. Oggi è “Heisei”, “pace ovunque”, e domani? Ridotta la rosa a tre, il verdetto finale toccherà al governo, guidato dal premier Shinzo Abe. I partecipanti a questo conclave, segreto quanto quello vaticano, resteranno sotto sequestro in una stanza fino all’annuncio ufficiale. Alle 11 e 30 Yoshihide Suga, primo segretario di gabinetto, si presenterà di fronte alle telecamere con i due caratteri, due kanji disegnati in inchiostro nero. E tutto il Paese conoscerà finalmente il nome della prossima era imperiale.
Succede così in Giappone, ogni imperatore che sale al Trono del Crisantemo porta con sé un appellativo per la sua epoca. Molto più di un orpello: da un lato diventa immaginario, come per noi gli anni ‘60 o l’Epoca Vittoriana, dall’altro è un modo di contare gli anni ancora diffuso tra i giapponesi e soprattutto di rigore nei documenti ufficiali.
Questo 2019 per esempio è Heisei 31, o H31, il 31esimo anno da quando Akihito è imperatore. Ma sarà anche il primo anno di suo figlio Naruhito, a cui il padre 85enne lascerà oneri e onori il 30 aprile. E visto che l’inedita abdicazione ha il vantaggio di essere prevista, il governo ha pensato bene di prendersi un mese di anticipo per il nome per scongiurare il panico nazionale.
Questo cambio di era infatti è il primo del mondo digitale e alcuni mesi fa tra gli informatici è partito un allarme: si rischiava di vivere una riedizione versione giapponese del “Baco del millennio”, il difetto informatico che minacciò di far collassare i Pc del mondo alla mezzanotte del 31 dicembre 1999. Il preavviso permetterà invece alle aziende informatiche e a Unicode, il consorzio che gestisce tutti i simboli presenti sul web, di rilasciare per tempo un aggiornamento con i nuovi caratteri imperiali. Oltre a facilitare non poco il lavoraccio tutto analogico della burocrazia nipponica, che dovrà barrare su migliaia di documenti il nome della vecchia era e timbrarci sopra la nuova.
Scongiurate apocalissi, resta la curiosità per il nome, da comporre con due caratteri tratti dai classici della cultura nazionale. Di norma sono opere della tradizione cinese, ma il governo nazionalista di Abe ha fatto filtrare che nella lista c’è anche un nome squisitamente giapponese. Non comincerà per H, S, T o M, iniziali delle ere precedenti, tra le lettere più diffuse restano la K o le vocali.
I due caratteri devono essere semplici, di norma massimo nove tratti, e di uso comune, il dizionario ne conta circa 2mila. Ma il loro accoppiamento non è facile, visto che la parola che ne risulterà deve essere “inedita”, non comparire in nomi di cose, persone o luoghi in Giappone o in Cina. Heisei, si scoprì con imbarazzo subito dopo l’annuncio, è anche un piccolo villaggio.
Tra i difetti del vecchio nome però ce n’è uno più grave: ha rispecchiato assai poco la sua epoca. “Pace ovunque” era stato scelto nel 1989, quando un Paese all’apice di un travolgente sviluppo voleva riprendere il suo posto tra i grandi del mondo. Pochi mesi dopo la bolla economica è esplosa, facendo precipitare il Giappone in una stagnazione ventennale. Nel frattempo il Paese ha vissuto alcune tragedie scioccanti, dall’attacco terroristico nella metropolitana di Tokyo al disastro di Fukushima. Un sondaggio ha chiesto una parola per riassumere l’era che si sta per chiudere. Il responso è stato: «disastro».